Passo dopo passo sul Cammino di Santiago 

Da Astorga a Foncebadón

2 giugno 2018
Tappa 23 – Km. 25

Dopo Astorga l'immancabile conchiglia indica il Cammino
Dopo Astorga l'immancabile conchiglia indica il Cammino

 

 

– A partire da oggi, diciamo addio alle pianure! –

Il percorso che ci apprestiamo a intraprendere sarà in costante ascesa e valicherà i Montes de León, situati nell’ovest dell’omonima provincia.

Astorga si trova a 875 metri d’altitudine mentre dopodomani arriveremo a toccare la quota di 1.531 metri nei pressi della Cruz de Hierro: il punto più alto di tutto il Cammino francese.

 

Nonostante non abbia più dolori alle gambe, voglio cautelarmi per qualche giorno ancora e scelgo di spedire lo zaino tramite corriere.

L’impegnativo percorso in pendenza e la guarigione non ancora certa, mi suggeriscono di non rischiare e di fare ancora per un po’ il “pellegrino comodo”, senza lo zaino sulle spalle.

– L’ho già detto, preferisco adottare questa soluzione anziché quella di tornare a casa, interrompendo il Cammino per gravi problemi fisici. –

Quest’oggi mi concedo anche un’altra comodità: prenoto il posto per dormire di questa sera, per me e per gli amici con cui cammino.

A fine tappa arriveremo a Foncebadón, dove l’ostello municipale ha soli 18 posti e, oltre questo, non ci sono molte altre alternative di alloggio: sono numeri troppo risicati per sfidare la sorte rischiando di non trovare un posto dove dormire; inoltre, non prenotare significherebbe dover affrettare il passo per arrivare a destinazione il prima possibile.

Dato che negli ostelli municipali non è concesso riservare i posti, prenoto in una struttura privata.

 

Parto alle 6:30 e con me ci sono Rocco, Giulia e Giovanna.

Non fa freddo, c’è un bel sole, non ho lo zaino da portare, ho prenotato dove dormire, il percorso si preannuncia bello, sono in buona compagnia e, soprattutto, mi sento abbastanza in forma:

– Che altro posso desiderare? –

I “pianeti” sono tutti allineati in modo positivo e pertanto non mi resta che godere di questa nuova giornata di Cammino.

 

Lasciato l’ostello, il primissimo tratto del percorso ci porta ad attraversare il centro storico di Astorga; così, mentre andiamo via, possiamo dare un ultimo sguardo alle bellezze della città: la plaza Mayor, il palazzo di Gaudí, la cattedrale e tutto il resto.

 

Passata la hermita dell’Ecce Homo e superato, poco più avanti, il ponte che passa sopra la autovía del Noroeste, possiamo considerare di essere fuori da Astorga. Da qui in poi lasciamo l’asfalto e continuiamo su una pista sterrata.

 

Intorno alle otto attraversiamo Murias de Rechivaldo e dopo un’altra ora di Cammino arriviamo a Santa Catalina de Somoza.

All’entrata del paese ci accoglie la semplice iglesia parroquial de Santa María, all’interno della quale è custodita una reliquia del patrono san Blas.

Il piccolo centro urbano è piuttosto grazioso e si compone di case in pietra di semplice architettura tradizionale. Alcune sono semidiroccate, abbandonate in balia del tempo, mentre altre sono ben ristrutturate e mostrano i segni della vita quotidiana, come ad esempio la cura delle piante fiorite che adornano le facciate.

Ci sono un paio di “albergue per peregrinos” e anche dei bar con dei tavolini all’aperto che contribuiscono a dar vita al paese.

A Santa Catalina de Somoza vivono una cinquantina di persone. La località, come tante altre piccole realtà lungo il Cammino, rappresenta allo stesso tempo lo spopolamento dei piccoli centri rurali e la loro lenta rinascita grazie al crescente flusso di pellegrini che passa quotidianamente.

 

Le pendici dei Montes de León
Le pendici dei Montes de León

Già da Santa Catalina de Somoza si nota un cambiamento della tipologia delle costruzioni: case dal sapore semplice e antico.

Anche il clima e la vegetazione mutano, acquisendo la peculiarità dell’ambiente di montagna: man mano che si va avanti, il paesaggio si fa sempre più grandioso e solitario.

L’itinerario è una continua e leggera salita che s’inerpica lungo le pendici dei Montes de León.

 

Dopo un’altra ora di cammino, eccoci giunti a El Ganso, altro paesino sulla strada verso Santiago de Compostela che presenta le stesse caratteristiche del precedente: rurale, piccolo, grazioso, accogliente.

Siamo a quota 1.010 metri.

Nel piccolo centro abitato il numero delle persone che vi risiedono è davvero esiguo: se ne contano circa trentacinque.

La chiesa parrocchiale è dedicata a Santiago, che è anche il santo patrono del paese.

All’ingresso di El Ganso c’è subito un bar molto frequentato dai pellegrini: è il Cowboy, esclusivo e un po’ alternativo.

– Chissà perché mai è stato scelto un nome che evoca il west americano? –

Esposto all’ingresso del locale, un cartello pubblicitario della birra San Miguel, con lo slogan “Falta poco. Relájate con San Miguel”, incoraggia i pellegrini a non mollare e, allo stesso tempo, li invita a prendersi una pausa prima di proseguire.

 

Appena dopo il paese, si accentua la pendenza del sentiero che porta su per i Montes de León. Siamo ormai prossimi alla regione del Bierzo, zona di transizione tra la provincia di León e la Galizia.

Il percorso alterna qualche tratto su asfalto a sentieri sterrati, mentre l’ambiente si presenta con vegetazione alta e fitta e a volte anche boscosa.

 

L'arrivo a Rabanal del Camino
L'arrivo a Rabanal del Camino

La parte alta di Rabanal del Camino
La parte alta di Rabanal del Camino

A mezzogiorno eccoci giunti a Rabanal del Camino.

Fin qui abbiamo percorso poco più di venti chilometri.

Il paese è una delle tappe classiche del Cammino francese, dove in genere ci si ferma per la notte.

Se però scegliessimo di rimanere qui, la tappa di domani sarebbe di quasi trentatré chilometri.

Pertanto preferiamo proseguire per altri cinque chilometri, fino ad arrivare alla prossima località che è Foncebadón.

 

Ci prendiamo comunque un’oretta di sosta per assaporare l’atmosfera del delizioso paesino.

Possiamo permetterci di fare la pausa anche grazie alla prenotazione dell’ostello che abbiamo per questa sera. Col posto dove dormire assicurato, non dobbiamo scapicollarci per arrivare il prima possibile a destinazione.

 

Anche Rabanal del Camino è caratterizzato dalle tradizionali costruzioni in pietra e anche qui il motore dell’economia è il Cammino di Santiago.

Nonostante vi risiedano solo un centinaio di persone, il paese si presenta molto più vivo rispetto ai precedenti. Questo è dovuto anche al fatto che Rabanal del Camino ha una ricettività di circa 170 posti letto, distribuiti in ben quattro ostelli.

 

Nel XII secolo il paese era presidio dei cavalieri Templari, la cui missione era quella di proteggere il transito dei pellegrini in questa parte del Cammino.

Diversi edifici religiosi arricchiscono lo storico centro: due eremi, una chiesa e un monastero.

Arrivando in paese s’incontra la ermita del Bendito Cristo de la Vera Cruz, del XVIII secolo.

Della stessa epoca, lungo la calle Real, c’è la ermita de San José che all’interno custodisce un interessante retablo barocco.

Nella parte alta del paese si trova la iglesia de Nuestra Señora de la Asunción di origine templare, costruita nel XII secolo in stile romanico. Nella sua torre campanaria è incastonato un orologio unico del XIX secolo.

A fianco della chiesa c’è il piccolo monasterio Benedictino de San Salvador del monte Irago, dove si celebrano diversi atti liturgici aperti alla partecipazione dei pellegrini.

 

Nella calle Real c’è una “tienda” di alimentari la cui proprietaria è María José, una bella signora dai capelli rossi che accoglie i pellegrini con un bel sorriso.

Di fronte al negozio, dall’altro lato della strada, c’è il Green Garden. Questo, che è gestito dalla stessa simpatica signora, è un ampio giardino con prato all’inglese attrezzato con tavoli, panche, sedie, amache, ombrelloni e gazebo, dove si può fare una pausa e consumare uno spuntino.

Per chi è attrezzato di tenda, in fondo al giardino c’è la possibilità di campeggiare liberamente per la notte. In questo caso l’accoglienza è garantita e un “donativo” è gradito.

 

Pellegrino a quattro zampe
Pellegrino a quattro zampe

Prima di lasciare il paese, scambio qualche battuta con una giovane pellegrina che è sul Cammino di Santiago insieme al suo piccolo cane dal pelo lungo e bianco: probabilmente è un maltese o una razza simile.

La cosa che trovo curiosa è che lo porta addosso, imbracato sulla pancia.

Così, oltre allo zaino sulle spalle, ha anche quest’altro fardello da trasportare.

Per quanto il cane sia piccolo, stimando che pesi sui tre chili, è comunque un carico non indifferente, contrario ai consigli sul peso massimo da portare addosso.

Incontrare lungo la via jacobea qualcuno con al seguito il proprio cane, non è un evento raro. Chi sceglie di percorrere il Cammino con un amico a quattro zampe deve però mettere in conto la difficoltà a essere accettati negli ostelli; nella maggior parte dei casi, più che di una difficoltà si tratta proprio di un divieto a introdurre animali nelle camerate.

 

Il Cammino procedendo verso Foncebadón
Il Cammino procedendo verso Foncebadón

L'affascinante ambiente alle falde del monte Irago
L'affascinante ambiente alle falde del monte Irago

***

Passate da poco le tredici, lasciamo Rabanal del Camino e ci rimettiamo in viaggio per compiere gli ultimi chilometri della tappa.

Da qui, il percorso s’impenna maggiormente e in poco più di cinque chilometri ci porterà a salire di circa 300 metri di quota.

L’ambiente è piuttosto selvaggio e allo stesso tempo molto affascinante.

Il sentiero passa attraverso verdi boschi di roveri che spesso lasciano il posto ad ampie radure. In questi spazi aperti, il colore predominante è il bianco dei fiorellini d’erica mentre, qua e là, dei ciuffi di ginestre danno qualche tocco di giallo al candido manto floreale.

L’azzurro del cielo e l’atmosfera della montagna inebriano gli occhi e la mente e man mano che saliamo di quota l’aria si fa più tersa e cristallina.

Madre Natura, senza dubbio l’artista più grande tra i pittori impressionisti, al nostro passaggio completa magistralmente la scena aggiungendo al quadro un piccolo particolare: un variopinto ramarro dal corpo verde brillante e la testolina azzurra, caratteristica quest’ultima che contraddistingue i maschi della specie quando sono nel periodo dell’accoppiamento. Per questo, mi piace pensare che il piccolo rettile stia fermo sul ciglio del sentiero in attesa del suo amore.

 

Rallento il passo, non tanto per la pendenza ma più che altro per godere appieno del bel paesaggio.

Non ho fretta e posso procedere con comodo, anche perché ho chiamato l’ostello per avvisare che arriveremo un po’ più tardi del previsto.

Il clima è mite; anzi, è anche abbastanza caldo, tanto da potermi togliere l’abbigliamento pesante e camminare con la sola maglietta: – Finalmente! –

 

Alle 14:20 arriviamo a Foncebadón, paesino alle falde del monte Irago, situato a 1460 metri d’altitudine.

Manca ormai poco per raggiungere la quota più alta di tutto il Cammino.

 

Alloggiamo nell’Albergue monte Irago che non è comunale ma privato e per questo motivo costa 9 Euro, qualcosina in più del solito.

Il numero di persone che può ospitare l’ostello è trentaquattro: praticamente, è la metà del totale dei posti letto disponibili nei tre “albergue” del paese.

Al nostro arrivo, la solita prassi ci vede impegnati con la sequenza doccia, bucato, pranzo.

Per mangiare qualcosa, approfittando del bel sole che splende nel cielo limpido, ci accomodiamo all’esterno e facciamo uno spuntino, condividendo quel che abbiamo con noi.

 

La croce che segna l'arrivo a Foncebadón
La croce che segna l'arrivo a Foncebadón

Nel Medioevo, Foncebadón è stato un importante punto di riferimento sulla via per Santiago de Compostela e i pellegrini di passaggio venivano accolti in un convento e un paio di “hospitales”.

Tra l’Ottocento e la prima metà del Novecento il paese si spopolò sempre più fino a rimanere disabitato e le costruzioni andarono in rovina.

Solo negli ultimi anni, grazie al Cammino di Santiago, Foncebadón si sta pian piano riprendendo, attraendo un turismo alternativo costituito dai pellegrini dei nostri giorni.

Il continuo flusso di viandanti sta incoraggiando dei “novelli pionieri” a investire qui per ristrutturare alcuni degli edifici più significativi, scommettendo sulla rinascita del paese.

Solo da pochi anni il primo pezzetto della calle Real è stato asfaltato mentre il resto della via è ancora in terra battuta.

 

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Foncebadón è talmente piccolo che non abbiamo un giro turistico pomeridiano da fare; basta uscire fuori dall’ostello e nel raggio di due/trecento metri termina il girovagare per il paese.

Ne approfittiamo quindi per goderci il sole. Rimaniamo fuori fin quando il tempo non cambia repentinamente e viene a piovere, facendoci battere in ritirata verso l’interno dell’ostello.

 

Salumi, formaggi, paella vegetariana e della frutta, compongono il menù fisso servito alle sette in punto della sera nello stesso “albergue” dove alloggiamo.

Si cena tutt’assieme nella piccola sala al pian terreno, dove l’ambientazione è quella tipica del rifugio di montagna.

Al nostro tavolo ci sono degli italiani, mai incontrati prima d’ora: sono una coppia di coniugi che stanno percorrendo il Cammino di Santiago in modo misto, un po’ a piedi e un po’ con delle bici prese a noleggio.

 

Alle ventuno e trenta andiamo a dormire.

© Aldo Lardizzone 2020 Licenza Creative Commons CREATIVE COMMONS

 

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