Passo dopo passo sul Cammino di Santiago 

Da Estella a Los Arcos

16 maggio 2018
Tappa 6 – Km. 21

Estella. Il puente picudo de la Cárcel sul río Ega
Estella. Il puente picudo de la Cárcel sul río Ega

 

 

 

Stamani il cielo è privo di nuvole e promette una bella giornata di sole; nonostante ciò non riesco a fare a meno della felpa e della giacca a vento perché comunque fa freddino.

Vado via dall’ostello alle 7:15 e una volta fuori da Estella il percorso prosegue su pista sterrata.

 

Dopo aver camminato appena due chilometri e mezzo, tra il paese di Ayegui e quello di Irache, come tutti gli altri pellegrini, mi fermo anch’io in un punto molto singolare: la Fuente del vino.

Su una delle pareti esterne dell’Azienda vinicola Bodegas Irache c’è una doppia fontana che disseta i pellegrini, oltre che con l’acqua, anche con del buon vino.

Questa tappa del Cammino di Santiago era conosciuta già dal XII secolo come la “Tierra de buen pan y optimo vino”.

Come si può immaginare, trovo qui un bel po’ di pellegrini intenti a sorseggiare il vino che sgorga liberamente dal rubinetto.

Irache. La fuente del vino
Irache. La fuente del vino

Non c’è alcuna persona dell’azienda che controlla la fruizione da parte degli utenti, però ci sono dei cartelli che invitano a bere solo un bel sorso di vino senza riempire bottiglie o borracce. Invito che però non tutti seguono alla lettera.

Personalmente mi limito a qualche sorso, sia perché sono un “bravo ragazzo”, rispettoso delle regole, sia perché sono ancora le otto del mattino e non mi sembra il caso, a quest’ora, di fare colazione col nettare di Bacco.

È stimato che la fonte disseti i viandanti con cento litri di “rosso” al giorno.

Si fa la fila per bere e allo stesso tempo per mettersi in posa per una foto, mentre si attinge dalla fontana il buon vino.

Da notare, che nessuno dimostra interesse per il rubinetto dell’acqua.

A pochi metri dalla fonte si trova il monastero benedettino di Santa María la Real: un agglomerato di edifici medievali, rinascimentali e barocchi.

Il grandioso complesso è il più antico ospedale per pellegrini della Navarra ed è stato costruito nel XII secolo, cento anni prima di quello di Roncisvalle. Nel corso dei secoli è stato anche università, ospedale di guerra e collegio religioso.

Do uno sguardo al monastero solo da fuori, pur essendo possibile vederlo gratuitamente anche all’interno.

Purtroppo devo rinunciare alla visita. L’apertura è alle nove e non posso restare fermo un’ora dato che fin qui ho fatto solo il dieci per cento dell’itinerario che ho in programma.

Tutt’attorno al monastero e all’azienda vinicola ci sono vasti campi con lunghi filari di viti.

 

Riprendo il cammino in compagnia di Rocco di Torino e Dante di Civitavecchia; con loro due si è consolidata una buona intesa anche perché, in linea di massima, manteniamo lo stesso passo.

Spesso li perdo di vista perché mi fermo per fotografare ma poi, in un modo o nell’altro, ci ritroviamo sempre.

 

Dante, è un personaggio che lungo il cammino non si può non notare; è un pellegrino che non porta lo zaino sulle spalle ma lo trascina a braccia, per mezzo di un carrellino auto-costruito.

Tra l’altro, ci ha raccontato che, in origine, il suo speciale marchingegno era più articolato: lo aveva dotato di un aggancio con delle molle per fissarlo alla vita, in modo da lasciargli libere le mani. Peccato, però, che tutto questo ambaradan e anche la macchina fotografica li abbia dimenticati sul treno con cui da Civitavecchia ha raggiunto Roma.

– Ma non è tutto! –

Per tracciare il personaggio devo raccontare di un episodio accaduto nei primissimi giorni del Cammino.

Il simpatico amico, dopo aver pagato la consumazione in un bar è andato via lasciando il portafoglio sul bancone. Per sua fortuna, mi trovavo ancora lì quando la cameriera ha chiesto ai presenti – chi è Dante? – risalendo al nome dai documenti.

Conoscendo il “distratto” proprietario del portafoglio, mi sono preso l’incarico di riportarglielo io stesso, evitandogli così dei bei grattacapi.

Quando dopo un po’ l’ho raggiunto e gli ho restituito il prezioso contenitore di denaro, carte e documenti, Dante è caduto dalle nuvole perché fino a quel momento non si era accorto di nulla.

– Meglio così! In questo modo non ha sofferto nemmeno un secondo per la preziosa perdita. –

 

***

Tra oggi e domani percorro gli ultimi chilometri in Navarra, prima di entrare nella provincia della Rioja.

Anche il percorso della tappa odierna è piuttosto semplice, dato che la morfologia del territorio è pressoché pianeggiante e le poche salite e discese che s’incontrano sono molto dolci.

I paesaggi sono sempre bellissimi e oggi i colori della natura risaltano ancor di più, grazie al sole pieno che finalmente risplende e accompagna il mio viaggio.

Un venticello soffia a tratti sulle ampie distese di grano, dando l’impressione di vedere un immenso mare verde mosso da lievi onde.

Completano il quadro dipinto da Madre Natura, le macchie di giallo dei fiorellini di colza e i tocchi di rosso dati dai papaveri.

La temperatura si è fatta più mite e finalmente posso togliermi di dosso qualche strato d’abbigliamento più pesante.

 

L'ombra indica la direzione
Al mattino, la propria ombra indica la direzione da seguire

Orientarsi sulla strada del Cammino è piuttosto semplice: sui muri, sulle pietre, sugli alberi, su cartelli di ogni tipo, sui mojón (le pietre miliari), dappertutto, si vedono la freccia gialla e la conchiglia di Santiago stilizzata, segni inconfondibili che non lasciano dubbi sulla via da seguire.

Ma oltre questi simboli c’è un altro segnale che indica la giusta direzione: è la nostra ombra.

La rotta del Cammino è sempre verso ovest e quindi al mattino, con il sole alle spalle, l’ombra che proiettiamo sul terreno è costantemente diritta dinanzi a noi. Un segno, questo, che in modo inequivocabile ci dice che stiamo andando verso Santiago de Compostela.

 

***

Intorno alle nove attraverso Azqueta, in compagnia degli amici spagnoli, Juanì e Salvador: incontrarli e parlare un po’ con loro è sempre molto piacevole.

 

Dopo un’altra ora di cammino sono a Villamayor de Monjardín.

Trattandosi dell’ultimo paese che incontro prima di giungere alla meta e considerando che per arrivare a questa mancano ancora ben dodici chilometri, mi concedo una breve pausa.

Con l’occasione visito la iglesia de San Andrés Apóstol un edifico romanico di grande interesse architettonico.

La pregevole facciata si contraddistingue per il portale romanico la cui bellezza sta nella proporzionalità delle forme. L’interno è costituito da un’unica navata; tra i diversi pezzi storici che vi sono custoditi risalta una croce processionale, annoverata tra i pezzi in argento più antichi della Navarra.

 

La lunga tratta dopo Villamayor de Monjardín scorre piacevolmente, sia per il clima mite sia per i paesaggi che presentano scorci sempre molto belli.

 

Los Arcos. La iglesia de Santa María
Los Arcos. La iglesia de Santa María

Alle 13:00 arrivo a Los Arcos all’Albergue de Peregrinos Isaac Santiago.

 

Una volta sistemato in ostello e recuperata un po’ la stanchezza, con Rocco e Dante avanziamo l’idea di cucinare noi stessi qualcosa per la cena.

Così, estendiamo l’invito anche ad altri amici presenti nella stessa struttura dove alloggiamo.

Neanche il tempo di dirlo che in pochi minuti ci ritroviamo con quindici partecipanti, dato che ogni singola persona che coinvolgiamo ha qualche altro amico da invitare.

 

Ci rechiamo quindi in centro, attraversando il ponticello sul río Odrón e il contiguo arco di Santa Maria che segna uno degli ingressi alla parte medievale della bella cittadina.

Delle antiche mura, al giorno d’oggi, non resta più nulla: solo quest’arco e altre porte delimitano e identificano la storica roccaforte di Los Arcos.

Appena oltrepassata la porta, sulla destra troviamo la iglesia de Santa María che si affaccia sull’omonima piazza.

Sono circa le quindici e trenta e per visitare l’interno della chiesa dobbiamo aspettare l’apertura pomeridiana.

 

Mentre continuiamo il nostro giro turistico, apprezzando gli edifici e le vie del “casco antiguo”, ci guardiamo attorno per trovare un supermercato dove fare la spesa per la cena di stasera.

Dopo un po’ ci rendiamo conto che non ci sono grandi o medi magazzini dove comprare da mangiare ma solo due piccole botteghe, di cui una è anche chiusa e aprirà solo alle diciannove.

Pertanto, non avendo molte alternative, non ci resta che scegliere i prodotti per la cena nell’unico negozietto aperto.

Al momento di pagare, però, la proprietaria si sente offesa da un commento che uno di noi fa sul prezzo di qualche prodotto, ritenendolo un po’ troppo caro.

Vuoi per l’incomprensione dovuta alla lingua, vuoi per il fatto che la negoziante è un po’ troppo permalosa e anche l’amico che ha fatto il commento non smorza la discussione, la fine della storia è che dobbiamo lasciare la spesa sul bancone e andare via a mani vuote. Per una questione di principio, la signora si rifiuta categoricamente di venderci la merce.

Restiamo tutti un po’ sbigottiti per come, in pochissimi istanti, siano precipitati gli eventi e anche per il fatto che la signora abbia rinunciato a un sostanzioso incasso, dato che stavamo facendo la spesa per quindici persone.

A questo punto non avendo altre alternative, rinunciamo a cucinare e annulliamo tutti gli inviti fatti.

 

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Intorno alle diciotto e trenta andiamo a visitare la iglesia de Santa María.

L’imponente edificio religioso è stato costruito e rimaneggiato in più riprese tra il XII e il XVIII secolo, ed è per questo che la struttura è caratterizzata da più stili architettonici: romanico, gotico, plateresco, rinascimentale e barocco.

Una straordinaria serie di barocche pale d’altare, patinate d’oro, costituiscono la ricchezza dell’interno della chiesa. Tra queste risalta in modo particolare l’enorme retablo dell’altare maggiore, presieduto da una scultura lignea trecentesca della Vergine con il Bambino Gesù.

Splendido anche l’organo, riccamente ornato con elementi dorati.

Completiamo la visita della chiesa di Santa María vedendo il chiostro tardo-gotico del XVI secolo.

 

Saltato il progetto della cena “fai da noi”, a sera andiamo a mangiare in un ristorantino posto nella piazza di Santa María.

Dal “menù del pellegrino”, scelgo la paella, per iniziare.

Non è la prima volta che prendo questo tipico piatto spagnolo però, anche stavolta, mi sembra più un risotto con i frutti di mare che la vera paella.

Purtroppo, non finiamo la cena in tempo per poter concludere la giornata andando alla messa delle venti nella iglesia de Santa María; anche qui, al termine della celebrazione, viene impartita la benedizione ai pellegrini.

 

Intorno alle ventuno e trenta andiamo a dormire.

Domani, rispetto agli ultimi giorni, la tappa sarà un po’ più impegnativa.

© Aldo Lardizzone 2020 Licenza Creative Commons CREATIVE COMMONS

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Tappa 7 - Da Los Arcos a Logroño

 

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