Passo dopo passo sul Cammino di Santiago 

Da Gonzar a Melide

9 giugno 2018
Tappa 30 – Km. 31

La freccia gialla realizzata con le conchiglie: due simboli del Cammino di Santiago
La freccia gialla realizzata con le conchiglie: due simboli del Cammino di Santiago

 

 

Sono a tre giorni di cammino da Santiago de Compostela e l’entusiasmo per l’approssimarsi della meta finale cresce sempre più.

Esattamente un mese fa partivo da casa portandomi appresso, oltre ai chilogrammi dello zaino, un interrogativo che pesava più di ogni altra cosa.

– Riuscirò mai a compiere quasi novecento chilometri camminando tutti i giorni per più di un mese? –

Era questo il dubbio che mi attanagliava tutte le volte che pensavo di compiere il Cammino di Santiago e oggi, arrivato a questo punto, credo di poter già dare una risposta affermativa.

 

Il percorso è quasi compiuto, però, anche se l’arrivo è ormai prossimo, non posso certo rilassarmi: le ultime tappe che mi aspettano non saranno proprio delle passeggiate.

Già quella di oggi è una tappa abbastanza impegnativa: sono quasi trentadue i chilometri che dovrò percorrere e la parte iniziale sarà tutta in salita.

Per “cantare vittoria” è ancora presto, perché l’imprevisto può presentarsi quando meno è atteso.

 

In quest’ultima parte del Cammino mi è capitato di incontrare più volte un aitante giovane che ho sempre visto avanzare in modo spedito, macinando senza problemi chilometri dopo chilometri.

Qualche giorno addietro l’ho rivisto zoppicante e con una vistosa fasciatura alla caviglia: mi ha raccontato che durante una discesa pietrosa ha preso una brutta storta che ha compromesso definitivamente il suo Cammino.

 

Considerando anche l’epilogo dell’esperienza del giovane pellegrino di cui ho appena detto, mi riprometto di procedere con la massima attenzione nel compiere quest’ultima parte del percorso; non voglio vanificare proprio alla fine tutti gli sforzi fatti e le sofferenze patite per arrivare fin qui.

Per cautelarmi ulteriormente decido di non portare con me lo zaino, in modo da camminare più leggero e concentrarmi sui miei passi: sia oggi che domani lo invierò a destinazione tramite un corriere.

 

Sono le 6:30 mentre vado via dall’ostello comunale di Gonzar.

Insieme a me ci sono ancora Rocco, Giovanna e Amandine.

La nebbia avvolge il paesaggio anche stamattina ma presto il tempo migliora e finalmente rivediamo il sole dopo diversi giorni di cielo grigio.

 

Il percorso iniziale si svolge in salita per quasi cinque chilometri.

 

Mancano pochi minuti alle otto mentre arriviamo a Ventas de Narón e una volta giunti qui possiamo considerare terminata l’ascesa.

Da questo punto in poi, il Cammino degrada lentamente fino a Melide, anche se non mancheranno da percorrere dei brevi saliscendi.

 

Bosco di eucalipti in Galizia
Bosco di eucalipti in Galizia

La natura della Galizia trova ancora il modo per sorprenderci, mostrandoci altre sue peculiarità.

Improvvisamente l’aria comincia a odorare di una piacevole fragranza, comunicandoci così che stiamo attraversando un bosco di eucalipti.

Quest’albero è piuttosto diffuso nella regione anche se non è endemico.

È una pianta tropicale che alcuni religiosi galleghi, nel XIX secolo, facendo ritorno da una missione in Australia, hanno portato da quella lontana terra fino a queste latitudini.

L’eucalipto si è ben adattato in Galizia grazie alle condizioni climatiche della regione: l’umidità e le frequenti piogge.

L’acqua in abbondanza è un elemento necessario per quest’albero che ne fa un grande consumo. Inoltre, la veloce capacità di crescita ha favorito la sua ampia diffusione nel territorio, in pochi decenni.

 

Superata la macchia degli eucalipti, i boschi tornano a essere quelli classici con castagni, pini e querce.

 

La pista sterrata si svolge costantemente in ambienti naturali; i rumori della moderna civiltà sono distanti e i suoni che si odono in prevalenza sono l’incessante gracidio di rane e rospi che popolano le zone umide del sottobosco.

 

Minuscole chiese di campagna, attorniate da altrettanto piccoli cimiteri; stalle dove la mungitura delle vacche è ancora fatta a mano; antiche croci viarie di pietra che segnano il Cammino; “hórreos” dalla fattura molto semplice: sono queste le immagini che scorrono davanti ai nostri occhi mentre camminiamo.

 

Poco prima di giungere nel paesino di Leboreiro, m’incuriosisce un’anziana pellegrina, solitaria, che percorre il Cammino portando al guinzaglio il suo cane, un bastardino di media taglia.

La signora ha il passo lento e l’aria di chi sta facendo una passeggiata di piacere, anche se porta sulle spalle uno zaino abbastanza voluminoso; questo risalta agli occhi oltre che per le dimensioni anche per il colore arancio, che fa a pugni col fucsia della giacca a vento che indossa.

L’affianco e dopo averla salutata con il consueto – Buen camino! – continuo facendole la solita domanda sulla provenienza: – Where are you from? –

La signora mi dice che è olandese, di un paesino vicino ad Amsterdam, e prosegue raccontandomi che ha iniziato il Cammino partendo da Parigi, qualche mese addietro.

È in camper insieme al marito che, ogni mattina, l’accompagna all’inizio della tappa e dopo si sposta nel luogo d’arrivo che hanno stabilito.

Non mi dice esattamente quanti chilometri ha fatto a piedi e quanti in camper ma rimango comunque affascinato dalla sua esperienza. Questo suo modo di vivere il Cammino di Santiago lo posso annoverare tra i più particolari di cui ne ho raccolto io stesso la testimonianza.

Un’altra mia curiosità, che però evito di chiederle per non sembrare troppo invadente, è quella di sapere perché mai si carica sulle spalle un fardello così voluminoso e, immagino, anche pesante; penso che potrebbe lasciare tutto in camper e portarsi dietro solo il minimo indispensabile.

 

Un cabazo a Leboreiro
Un cabazo a Leboreiro

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Passando da Leboreiro do uno sguardo esternamente alla piccola igrexa de Santa María, chiesa dall’architettura gotica con alcuni tratti influenzati dallo stile romanico.

Di fronte a questa, posizionato su una base in pietra, c’è un “cabazo”, un grande canestro circolare realizzato con legni intrecciati e con una copertura in paglia a forma di cono.

Come gli “hórreos” anche questo ha la funzione di custodire il grano, mantenendolo asciutto grazie alla ventilazione naturale.

 

Dopo aver trascorso l’intera mattinata senza alcun tipo di precipitazione, mentre sono da poco passate le quattordici, comincia a piovigginare.

Mancano gli ultimi tre chilometri al termine della tappa e anche quest’ultimo tratto dell’odierno percorso ci riserva un’alternanza di affascinanti boschi e di piccoli centri rurali.

 

Il crocifisso nella igrexa de San Xoán de Furelos
Il crocifisso nella igrexa de San Xoán de Furelos

Furelos è l’ultima località che tocco prima di concludere la tappa a Melide.

Giungo nel piccolo centro abitato, lambito dal fiume che porta lo stesso nome del paese, passando su un ponte medievale in pietra, composto da quattro semiarchi di differenti ampiezze.

Appena dopo questo, mi trovo al cospetto della igrexa de San Xoán de Furelos.

La chiesa, pur essendo di origine romanica, vista da fuori non è particolarmente attraente; nonostante ciò mi concedo qualche minuto di pausa per visitarla.

Anche l’interno è piuttosto semplice e quel che risalta di più è un particolare crocefisso ligneo in cui il Cristo è raffigurato con il braccio destro penzoloni.

L’insolita rappresentazione di Nostro Signore si rifà a una leggenda che racconta di un giovane incapace di non reiterare lo stesso peccato.

Quando dopo l’ennesima confessione, il parroco gli nega l’assoluzione ritenendolo un peccatore incallito, senza speranza, allora è Gesù stesso che stacca dalla croce la mano inchiodata e la punta verso il peccatore per impartirgli la benedizione e perdonarlo.

L’attuale scultura, realizzata da un artista locale, risale al 1950 ed è stata ispirata dall’originale che è andato perduto.

 

Manca un quarto d’ora alle quindici mentre giungo a Melide.

Dopo aver percorso la rúa Viejo Camino arrivo all’incrocio con l’avenida de Lugo, un’ampia arteria del centro cittadino. Proprio in quest’angolo si trova uno dei più noti ristoranti di Melide, la pulpería A Garnacha.

Da una finestra del locale che dalla cucina si affaccia sulla strada, un uomo intento a tagliuzzare un polipo appena cotto, vedendomi passare, si sporge e me ne offre un pezzetto per un assaggio al volo.

– La prova è un’ottima azione di marketing! – Se il prodotto è davvero buono non c’è modo migliore per convincere il possibile acquirente.

Visto l’orario, la fame che ho e la bontà del bocconcino che ho assaggiato, è forte la tentazione di fermarmi a mangiare. Invece, resisto e proseguo per raggiungere l’ostello e ritrovare gli amici, dei quali non ho più notizie da un pezzo.

Mi riprometto comunque di tornare stasera nel ristorante, per la cena.

 

“El pulpo á feira” è una ricetta tradizionale della Galizia che nel passato veniva preparata soprattutto nei giorni di festa.

Gli ingredienti sono molto semplici: polpo, acqua, olio extra vergine di oliva, paprika dolce e sale grosso. Qui a Melide, nonostante la cittadina sia parecchio distante dal mare, il polpo è un piatto molto gustoso e le svariate “pulperías” della città sono tra le più rinomate di tutta la Galizia.

– Non si può ripartire da Melide senza aver mangiato almeno una volta il “pulpo alla gallega”! –

 

Murale a Melide sul tema del Cammino di Santiago
Murale a Melide sul tema del Cammino di Santiago

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Arrivo all’Albergue de peregrinos de la Xunta de Galicia, di Melide, mentre scoccano le 15:00.

Ritrovo qui gli amici, arrivati non molto tempo prima di me.

Accade spesso di perderci di vista durante il percorso. Il desiderio di compiere un viaggio “lento” tante volte mi porta a rallentare per scattare qualche fotografia o, più semplicemente, per godere di un bel paesaggio.

 

Una fitta pioggia ci costringe a passare le prime ore del pomeriggio in ostello e così ne approfittiamo per riposare un poco.

Sono quasi le diciotto quando smette di piovere. Decidiamo quindi di uscire per fare prima un giro della città e dopo andare direttamente a cena.

 

Melide. La capilla de San Roque
Melide. La capilla de San Roque

Melide, rispetto ai tanti piccoli paesini incontrati, è un’ampia cittadina con oltre settemila abitanti.

Anche qui, i monumenti storici di maggior interesse sono alcune chiese.

 

La capilla de San Roque, situata lungo l’avenida de Lugo, è stata costruita nel 1949 con materiali provenienti da un paio di chiese demolite.

Molto bello il portale d’ingresso di epoca romana che presenta quattro archivolti, con ornamenti lisci e ondulati, e delle colonne con capitelli poste su entrambi i lati.

Il portale, pare che sia quello riprodotto sulla banconota da dieci Euro.

A fianco della chiesa si trova un “cruciero” del XIV secolo, considerato come il più antico della Galizia.

Altro monumento d’interesse è la iglesia de San Pedro, facente parte dell’ex convento francescano del Sancti Spiritus, di cui le prime tracce storiche risalgono all’anno 1325.

 

Quest’ultima chiesa si trova nella praza do Convento, la stessa piazza indicata come il punto di arrivo del Cammino primitivo: altro itinerario jacobeo che parte da Oviedo nelle Asturie.

Chi percorre questa “Via”, una volta giunto qui a Melide, prosegue poi lungo il Cammino francese per raggiungere Santiago de Compostela.

Il Cammino primitivo è lungo 290 chilometri ed è così chiamato perché è stato uno dei primi itinerari seguiti dai pellegrini, quando si ebbe notizia del ritrovamento della tomba dell’Apostolo Giacomo.

Questo percorso, che si svolge nel nord della Spagna, è meno frequentato ed è l’ideale per chi vuole fare un’esperienza più solitaria.

L’orografia del territorio attraversato dal Cammino primitivo va dal collinare al montuoso e per questo motivo il percorso presenta continue salite e discese che richiedono qualche sforzo.

Rispetto al Cammino francese, la ricettività lungo il percorso è meno diffusa; però, di pari passo alla creazione di sentieri dedicati ai pellegrini con transiti interni ai boschi e lontani dalle strade asfaltate, piano piano stanno nascendo molte strutture.

 

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Per concludere questa trentesima giornata di cammino, senza alcun dubbio, andiamo a cena alla pulpería A Garnacha.

Oltre Rocco e Giovanna, si è unito a noi anche Francisco, un anziano signore di Barcellona.

Francisco ha un fisico minuto, però, contrariamente alle apparenze possiede una grande forza interiore: caratteristica dimostrata anche dal fatto che questa non è la prima volta che percorre il Cammino di Santiago.

È anche un grande estimatore del polpo, così come viene preparato qui in Galizia, tanto che quello di stasera è il secondo piatto che si concede oggi; infatti, ne ha già presa una porzione a pranzo, appena giunto qui a Melide.

Affianchiamo al “pulpo alla gallega” un piatto di “pimientos de Padrón”.

Quest’ultimi rappresentano un’altra specialità della Galizia e altro non sono che dei peperoni verdi non piccanti, di forma allungata e di medie dimensioni; in origine furono coltivati nella zona di Padrón (da cui la denominazione) dai frati francescani che ne importarono i semi dal Sudamerica.

Accompagniamo i due ottimi piatti con del vino gallego che, secondo la tradizione, qui viene servito nelle tazze, le stesse che normalmente si usano a colazione per il latte.

Concludiamo anche stasera la nostra cena con una fetta di torta di Santiago.

Qui non c’è il “menù del pellegrino” e si paga alla carta.

Il polpo è proposto in tre differenti porzioni; quella piccola costa 9,50 Euro ed è più che sufficiente per una persona.

Alla fine il conto è di 18 Euro a testa e pertanto sforiamo, non di poco, il prezzo che di solito paghiamo; però, visto che abbiamo apprezzato molto la cena, ben venga che per una volta spendiamo qualcosa in più.

© Aldo Lardizzone 2020 Licenza Creative Commons CREATIVE COMMONS

 

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