Passo dopo passo sul Cammino di Santiago 

Da Puente Villarente a León

30 maggio 2018
Tappa 20 – Km. 13

La conchiglia di Santiago, simbolo del Cammino
La conchiglia di Santiago, simbolo del Cammino

 

 

Non so bene il perché ma provo sempre una particolare emozione quando giungo a piedi in una grande città. Com’è stato per Pamplona e Burgos, immagino che sarà così anche oggi, quando arriverò a León.

Questa volta, tra l’altro, mi dovrò rapportare con la vita metropolitana dopo svariati giorni di cammino attraverso interminabili distese desertiche.

L’arrivo a León lo si può considerare come la fine delle “mesetas” e probabilmente anche per questo motivo l’emozione di giungere in una grande città sarà ancor più amplificata.

 

Anche oggi mi avvio insieme a Rocco, lasciando l’ostello di Puente Villarente alle 6:30.

 

I chilometri che ci aspettano sono appena tredici e stimiamo di coprirli in circa tre ore.

Programmare di percorrere una tratta così breve è stata una precisa scelta: in questo modo arriveremo abbastanza presto a León e di conseguenza avremo una buona parte della giornata da dedicare alla visita della città.

 

Il paesaggio che attraversiamo non è per niente bello e lo diventa ancora meno man mano che ci avviciniamo alla periferia di León.

 

Non fa particolarmente freddo e seppur il cielo sia coperto non dovrebbe piovere: all’orizzonte, ampi squarci tra le nuvole fanno sperare per il meglio.

 

Sui miei dolori agli stinchi non so più cosa pensare e cosa dire: oggi si fanno sentire già dal mattino. Fortunatamente non mi aspettano molte ore di cammino e anche questo pensiero mi dà la forza per iniziare una nuova giornata sulla via che porta a Santiago de Compostela.

 

Dopo la prima ora di cammino attraversiamo il paesino di Arcahueja.

Non ci fermiamo, sia perché non c’è alcun motivo per farlo sia perché è tanta la voglia di arrivare il prima possibile in città.

 

Sono circa le otto e un quarto mentre arriviamo alla periferia di León.

Le strade asfaltate a più corsie sostituiscono il silenzioso tavolato delle “mesetas”, facendomi rimpiangere il camminare in mezzo al nulla.

 

La cattedrale di León vista dall'Alto del Portillo
La cattedrale di León vista dall'Alto del Portillo

Una deviazione provvisoria, rispetto al normale tracciato del Cammino di Santiago, ci impone di seguire un percorso alternativo che ci porta su per l’Alto del Portillo.

Anche se in questo modo allunghiamo un poco, allo stesso tempo evitiamo una buona parte di cammino attraverso i trafficati nodi stradali all’ingresso della città e le anonime vie cittadine della periferia.

Questa variante ci porta su un’altura boscosa, dalla cui sommità (siamo intorno agli 800 metri d’altitudine) abbiamo una bella vista panoramica su León.

In particolare, riusciamo a scorgere il centro storico e la splendida cattedrale con le sue imponenti guglie.

 

Il passaggio sul puente Castro, ponte medievale in pietra a dieci arcate sul río Torio, segna ufficialmente l’ingresso in città.

Da questo punto ci restano da percorrere gli ultimi due chilometri prima di giungere all’ostello.

 

Alle 9.50, raggiunto l’Albergue Santa Maria de Carbajal, possiamo considerare conclusa la breve tappa odierna.

L’ostello è situato nell’omonimo monastero benedettino e ad accogliere i pellegrini, oltre alle monache, ci sono gli “hospitaleros” volontari. Si tratta di persone laiche che nel passato hanno percorso il Cammino e sanno bene, per esperienza diretta, quali sono i bisogni di chi percorre la via verso Santiago de Compostela.

Riposare, farsi una doccia, lavare i panni e nutrirsi è quanto di necessario ha bisogno un pellegrino ma chi arriva qui, oltre questo, trova anche il calore dell’accoglienza.

I volontari dell’ostello restituiscono lo stesso amore che hanno ricevuto quando loro stessi hanno percorso il Cammino.

– Chiunque sia stato un pellegrino sa come trattare i pellegrini! –

 

Siamo arrivati un po’ in anticipo sull’orario di apertura dell’ostello e pertanto ci tocca aspettare un’oretta prima di poter essere accreditati.

Nell’attesa, ne approfittiamo per riposarci e per mangiucchiare e bere qualcosa che prendiamo dai distributori automatici posti all’ingresso del monastero.

Mentre attendiamo giungono altri pellegrini, tra questi ci sono anche Juanì e Anna. Come noi, anche tutti gli altri restano in attesa dell’apertura dell’ostello, stabilendo così un ordine d’arrivo.

 

Intanto che aspetto ne approfitto per fare qualche ricerca sul web, sperando di trovare informazioni che mi possano essere d’aiuto per risolvere i miei problemi fisici.

L’ho già detto, – Cercare su Google non è la stessa cosa che rivolgersi a un vero dottore. –

Non ho voglia, però, di impiegare il pomeriggio per trovare un medico che mi visiti anziché fare il giro turistico della bella León. Inoltre immagino che prima ancora di prescrivermi accertamenti e medicinali, lo specialista interpellato mi dirà di osservare alcuni giorni di assoluto riposo. Soluzione che non intendo prendere in considerazione fintanto che, in qualche modo, riesco a proseguire il mio Cammino di Santiago.

In rete trovo diversi articoli che descrivono gli stessi sintomi che accuso.

Il dolore agli stinchi si presenta praticando in modo assiduo attività sportive che impegnano molto le gambe, come la corsa e il trekking.

Il primo dei suggerimenti che viene dato è il riposo. – Ovviamente! –

Leggo però anche delle indicazioni che mi fanno accendere più di una lampadina: “perdere chili, se si è in sovrappeso” e “fare degli impacchi di ghiaccio localizzati”.

Effettivamente non ho mai provato a stimolare con il freddo la muscolatura interessata e inoltre la caratteristica della pomata che ho usato è quella di produrre del calore. Quindi da adesso proverò con il freddo anziché con il caldo.

Sul “perdere peso” posso dire che fisicamente non ho dei chili di troppo; però, se penso ai quasi dieci chili di zaino che ogni giorno porto sulle spalle, e che gravano anche sulle gambe, allora sì che sono in sovrappeso.

Pertanto, se il consiglio è di perdere chili, allora posso raggiungere immediatamente l’obiettivo perdendone ben dieci in un solo attimo.

– Da domani, e almeno per un po’ di giorni, anch’io spedirò lo zaino tramite un corriere. –

È vero! Il “fondamentalismo” del Cammino vuole che ognuno porti con sé il proprio carico. Anch’io sono dello stesso parere, però preferisco concedermi questa agevolazione anziché fermarmi diversi giorni o addirittura interrompere l’esperienza e tornarmene a casa.

Nel frattempo, seguendo un consiglio che mi viene dato da una persona qualificata, cambio anche l’antinfiammatorio che prendo già da qualche giorno.

 

***

Alle undici in punto, sono il primo di oggi a essere accettato nell’ostello.

Occupato il letto e mollato lo zaino, mi avvio insieme a Rocco per andare a visitare la città.

 

Per raggiungere la cattedrale, che in linea d’aria dista dall’ostello delle benedettine appena cinquecento metri, percorriamo l’intricato e anche intrigante barrio Húmedo, zona facente parte dell’antico centro cittadino a impianto medievale e che oggi è il cuore della movida leonina.

Tra le strette vie e le piccole piazze del quartiere si trova un gran numero di bar, ristoranti economici, cantine e “chigres”.

Quest’ultimi sono locali caratteristici dove si beve il sidro.

La bevanda, tipica delle Asturie e ricavata dalla fermentazione delle mele, viene servita da abili versatori con il rito del “escanciar”: la mescita del sidro avviene tenendo la bottiglia in alto, col braccio destro completamente allungato sopra la testa, mentre con la mano sinistra si mantiene il bicchiere il più possibile in basso.

Il gesto non è solo folkloristico ma serve per conferire al sidro particolari caratteristiche organolettiche.

 

León. Plaza Mayor
León. Plaza Mayor

León. Eccomi nella plaza de la Regla
León. Eccomi nella plaza de la Regla

Andando un po’ a caso ci ritroviamo nella plaza Mayor, dove si sta svolgendo il mercato con tante bancarelle e tanta gente in giro.

I fiori, la frutta e le verdure sono le mercanzie esposte che colorano maggiormente quella che è una delle piazze più antiche di Spagna; ma quello che la caratterizza maggiormente è il palazzo sede del municipio, un bel esempio di architettura barocca che già da solo ci dà l’idea di quanto León sia una città ricca di storia e di monumenti artistici.

Continuando il nostro tour cittadino arriviamo nella plaza de la Regla con la spettacolare cattedrale: il monumento più celebre di León.

Costruita nel XIII secolo, la sua architettura è stata ispirata dalle grandi cattedrali gotiche francesi e, per la sua eleganza e bellezza, è soprannominata la “Pulchra Leonina” che in latino significa “Bella leonessa”.

È da poco passato mezzogiorno e al momento la cattedrale è chiusa.

Rimandiamo quindi al pomeriggio la visita dell’interno e per adesso ci accontentiamo di fare un giro tutt’attorno; ammiriamo così l’esterno della cattedrale, splendidamente decorato in ogni suo lato.

 

Così come la cattedrale, a quest’ora un po’ tutte le attività sono chiuse per la pausa pranzo. Pertanto, adeguandoci anche noi ai ritmi della città, facciamo prima uno spuntino con una tortilla e dopo torniamo in ostello per un riposino.

 

La mia pausa comprende anche l’inizio di un nuovo trattamento per gli stinchi, con degli impacchi di ghiaccio posti sulle parti doloranti.

Percepisco da subito il beneficio del gelo e per questo ne prolungo l’applicazione più del dovuto, con la speranza di accelerare la guarigione.

 

León. La cattedrale Santa María de la Regla
León. La cattedrale Santa María de la Regla

Alle sedici e trenta ritorniamo in centro per visitare l’interno di Santa María de la Regla, la cattedrale di León che è consacrata alla Vergine Maria.

Per l’ingresso si pagano 6 Euro che comprendono anche l’audioguida; per i pellegrini non è previsto alcuno sconto.

 

Già dall’imponente navata principale il colpo d’occhio è stupefacente e si rimane letteralmente incantati.

È impossibile sintetizzare in poche righe la bellezza di tutte le navate, le cappelle e le altre parti di pregio che compongono l’interno della cattedrale; per questo motivo, per una descrizione precisa e dettagliata, rimando il mio lettore alla consultazione di guide specializzate.

Riporto qui solo una breve nota sulle variopinte vetrate medievali.

Queste, sono considerate tra le più belle al mondo; riproducono storie e immagini relative all’antico testamento e sono il vanto della cattedrale: in totale raggiungono quasi i duemila metri quadrati di superficie e la luce che vi passa attraverso crea all’interno un’atmosfera molto suggestiva.

Per ammirare le bellezze architettoniche e artistiche della cattedrale, trascorro quasi due ore al suo interno, accompagnato dalle precise descrizioni dell’audioguida.

 

León. Casa Botines progettata da Antoni Gaudí
León. Casa Botines progettata da Antoni Gaudí

León. Mi pregio di sedere accanto al maestro Antoni Gaudí
León. Mi pregio di sedere accanto al maestro Antoni Gaudí

Fuori dalla cattedrale ritrovo Rocco, col quale inevitabilmente ci siamo persi durante la visita.

Continuiamo la scoperta del centro storico di León percorrendo la centrale calle Ancha fino a raggiungere la plaza San Marcelo.

In questa piazza si trova un altro monumento di grande interesse storico, anche se la costruzione risale solo al 1892. Si tratta di casa Botines progettata da Antoni Gaudí su commissione di alcuni commerciati di tessuto.

L’architetto catalano, famoso per la sua personalità creativa, brillante e piena d’immaginazione, ha caratterizzato questa costruzione amalgamando in modo impressionante lo stile modernista con quello medievale.

Per visitare l’interno della casa, c’è un giro guidato della durata di un’ora e mezza. Francamente vogliamo vedere anche altro della città e pertanto ci accontentiamo di dare un’occhiata solo al piano inferiore dell’edificio, visitabile liberamente.

Nella piazza, proprio di fronte alla casa Botines, una panchina fa un tutt’uno con la statua bronzea di Gaudí, rappresentato mentre da seduto è intento a segnare degli appunti su un taccuino.

– Non posso certo mancare l’occasione di posare per una foto accanto al grande maestro! –

 

Proseguiamo il pomeriggio passeggiando per il centro di León. Le vie sono animate di gente che affolla i posti più glamour, come il Ginger Bar, locale dallo stampo antico situato all’angolo tra la calle Ancha e la calle Cervantes.

 

Di tanto in tanto ci fermiamo per parlare con diversi amici pellegrini che incontriamo mentre girovaghiamo per il quartiere. Sembra quasi una “Via Crucis”, non solo per le fermate che facciamo ogni pochi metri ma anche per gli acciacchi del Cammino che ci vengono raccontati a ogni “stazione”.

A tal proposito, ritroviamo in giro anche la Giovanna di Sassari che due giorni fa abbiamo lasciato a Puente Villarente in crisi profonda, per via delle vesciche che l’affliggevano.

L’abbiamo lasciata piangente e adesso la ritroviamo sorridente, con una rinnovata voglia di continuare il suo percorso verso Santiago de Compostela: è stata in ospedale, dove le hanno curato le vesciche, e ha sostituito le scarpe da trekking comprando dei sandali tecnici su consiglio di un negoziante, esperto in problemi ai piedi causati dal Cammino.

 

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Concludiamo la nostra giornata cenando in un ristorante accanto all’ostello. Dal “menù del pellegrino” che questo propone scelgo una buona zuppa di lenticchie, del merluzzo e arroz con leche; quest’ultimo è un dolce tradizionale della gastronomia spagnola a base di riso e latte.

 

In ostello ritrovo Salvador, l’amico di origine spagnola trapiantato a Strasburgo, col quale ci siamo persi di vista dopo Burgos per via delle sue tendiniti alle caviglie.

Trovo anche lui rinato e allegro, avendo risolto i suoi dolorosi problemi fisici.

Siamo entrambi contenti di rivederci, anche se il nostro incontro è destinato a essere l’ultimo sul Cammino, visto che lui si fermerà ancora un giorno a León per vedere dei parenti che vivono in città.

 

Contrariamente al solito iter delle azioni quotidiane, oggi faccio la doccia prima di andare a letto: grazie alla breve tappa e al clima fresco, quest’oggi ho mantenuto condizioni igieniche decenti fino a sera.

© Aldo Lardizzone 2020 Licenza Creative Commons CREATIVE COMMONS

 

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