Passo dopo passo sul Cammino di Santiago
Da Olveiroa a Finisterre
14 giugno 2018
Tappa 35 – Km. 32
– Ultimo giorno di cammino! –
Con oggi termina il mio peregrinare per le terre del nord della Spagna.
Andiamo via dall’ostello alle 6:00. Anche stamattina partiamo alla buon’ora visti i trentadue chilometri che ci aspettano.
Il clima di oggi è perfetto: c’è un bel cielo blu, il sole splende pienamente e la temperatura è più che primaverile.
Così, ripensando alla prima tappa sui Pirenei, posso dire che dal punto di vista meteorologico questo mio Cammino termina con lo stesso bel tempo con cui è iniziato.
Mi avvio insieme a Rocco e Giovanna. Così faccio trio fisso con loro fino all’ultimo giorno; in più, quest’oggi, si è unita a noi anche Karen, la nuova amica di Taiwan.
Abbiamo già camminato per quasi un’ora, mentre giungiamo a O Logoso, il primo paesino che incontriamo lungo questa tratta.
Visto che dall’ostello siamo andati via a stomaco vuoto, ci fermiamo nel bar della Pensión A Pedra per fare la prima colazione.
Poco dopo aver superato il paesino di Hospital, il Cammino ci mette davanti a un bivio.
Due pietre miliari, poste una di fianco all’altra, indicano le possibili direzioni da prendere: a sinistra si va per Finisterre mentre a destra ci si dirige verso Muxía.
La decisione che prendiamo, senza starci a pensare, ovviamente è Finisterre.
Da qui, i chilometri che restano prima di arrivare a destinazione sono 29,693.
Il paesaggio comincia a cambiare e, col mare ormai non molto distante, si sente già l’aria intrisa di salsedine.
Boschi, non più tanto fitti, e ampie radure verdi, caratterizzano queste morbide colline che man mano ci portano a scendere dolcemente di quota.
Si dice che ogni strada, o sentiero, della Galizia porti al mare; questo detto è presto spiegato dal fatto che una buona metà del perimetro della regione, circa mille e cinquecento chilometri, è bagnato dalle acque dell’oceano Atlantico a ovest e del mar Cantabrico a nord.
Il litorale gallego vanta una grande varietà di paesaggi: lunghe spiagge, impervie scogliere e stretti fiordi chiamati “rías”, dove il mare s’intrufola all’interno delle terre emerse.
Lungo l’odierno percorso, quattro chilometri circa dopo il bivio per Finisterre, incontriamo ancora un edificio religioso di epoca romana: è la capilla da Nosa Señora das neves, la cui peculiarità sta in una cappella esterna con un altare in pietra, dove si celebrano all’aperto le funzioni religiose in occasione di grandi raduni e pellegrinaggi.
Mentre mi soffermo a guardare la particolare chiesa, faccio la conoscenza di un gruppo di signore portoghesi.
Riprendo a camminare insieme a loro e dato che sono tutte di Oporto, proprio la città dove passerò l’ultima notte prima di prendere l’aereo per Italia, ne approfitto per chiedere qualche informazione pratica sulla loro città.
Percorsi altri cinque chilometri, sono passate da poco le dieci mentre giungiamo all’Alto de Armada.
Da qui, al contrario della vedetta di Cristoforo Colombo che gridò – Terra! Terra!!! – noi possiamo esultare esclamando – Mare! Mare!!! –
Finalmente, riusciamo a scorgere in lontananza l’oceano Atlantico e il cabo de Finisterre.
Dopo più un mese di paesaggi caratterizzati da montagne, colline e pianure, vedere il mare è una grande emozione; ancor più amplificata dal fatto che tra non molto giungeremo all’epilogo del nostro lungo Cammino.
L’Alto de Armada tocca la quota di 247 metri ed è proprio questo punto che segna l’inizio di una repentina discesa. In poco tempo giungiamo nel paesino di Cee che si trova a un’altitudine di pochi metri sul livello del mare.
Superato Cee, e poco dopo anche Corcubion, abbiamo l’impressione di essere quasi arrivati; invece mancano ancora una decina di chilometri per Finisterre e, dopo, altri tre per il cabo.
Vedere però dei meravigliosi scorci panoramici, via via più ampi, con il mare sempre più vicino, ci dà la carica per accelerare il passo: la meta è ormai abbastanza vicina e si presenta anche molto invitante.
Mancano una quindicina di minuti alle quattordici mentre giungiamo all’inizio della praya de Langosteira: una lingua di sabbia chiara a forma di semiluna, lunga un paio di chilometri e larga un centinaio di metri.
Il mare che la lambisce si presenta piatto e con dei colori che dal verde sfumano verso il blu.
Al termine di questa, si vede già il centro abitato di Finisterre e poco più avanti, s’impone alla vista, il promontorio del cabo de Finisterre.
Con il cielo azzurro, senza alcuna nuvola e il sole splendente, ogni colore è vivido più che mai e l’immagine che abbiamo davanti agli occhi è proprio da cartolina.
Prima di inoltrarci lungo la spiaggia, ci fermiamo un attimo per godere di questo spettacolo nella sua totalità.
Con l’occasione scambiamo due parole con la proprietaria del “chiringuito” La Capannina, posto proprio qui, in posizione strategica al termine del Cammino di Santiago.
Francesca, questo il suo nome, è italiana e da alcuni anni, lei e il suo compagno, hanno creato questa minuscola struttura dove si può dissetare la gola e saziare la piccola fame: praticamente il sogno di tutti coloro che, desiderando di mollare tutto e cambiare vita, pensano di aprire un “chiringuito” su qualche spiaggia esotica, lontana dall’Italia.
Ci tratteniamo a parlare con lei solo pochi minuti perché vogliamo raggiungere subito il mare.
Attraversiamo rapidamente l’arenile, buttiamo giù gli zaini e ci liberiamo velocemente degli scarponi e delle calze spugnose.
– Finalmente possiamo bagnare i piedi nelle acque dell’oceano Atlantico! –
Sembriamo quattro ragazzini che vedono il mare per la prima volta e possiamo certamente annoverare questo momento tra i più significativi e gioiosi di tutto il Cammino.
Anche questa volta non manchiamo di immortalare il momento con una lunga serie di scatti fotografici.
Nel contempo, proprio come facevano gli antichi pellegrini, raccogliamo qualche conchiglia tra le innumerevoli disseminate su tutto l’arenile.
Il nostro percorso prosegue lungo i due chilometri della spiaggia, camminando a piedi nudi nell’acqua.
La sensazione è bellissima ed è forte la tentazione di spogliarci di tutto e fare un tuffo; per il momento, però, l’obiettivo è di arrivare alla meta finale e pertanto il bagno lo rimandiamo a più tardi.
Al termine della spiaggia, eccoci giunti nel centro abitato di Finisterre.
Prima di compiere gli ultimi tre chilometri che portano al “Km. Zero”, dobbiamo dedicarci alla ricerca di un ostello.
In quello comunale, con nostra grande delusione, ci viene detto che non ci sono più posti disponibili.
Intanto che ci siamo, facciamo mettere l’ultimo timbro sulla Credenziale.Allo stesso tempo, chiediamo la Finisterriana: un certificato che attesta la percorrenza da Santiago de Compostela a Finisterre.
La ricerca dell’ostello non è semplice e ci prende un po’ di tempo. Solo dopo qualche giro riusciamo a trovare dei posti liberi nell’Albergue Cabo da Vila, situato a poca distanza dal centro.
Dopo aver fatto uno spuntino in un locale della zona portuale, sono le sedici e trenta mentre ci avviamo per compiere il breve tragitto che ancora manca per concludere l’intero Cammino di Santiago.
Per un certo verso, il percorso non è entusiasmante perché camminiamo a fianco della strada, con le automobili che passano a poca distanza. Per un altro verso, invece, la camminata è molto bella in quanto panoramica sul mare.
La bellezza o meno di questo percorso dipende solo da come orientiamo lo sguardo: se giriamo la testa verso la destra vediamo l’obbrobrio del traffico, se invece la voltiamo verso sinistra ammiriamo lo spettacolo della natura.
Si può dire che questa dualità di vedute vuol essere un ultimo insegnamento che ci viene dato dal Cammino.
– La realtà dei fatti dipende dal punto di vista e può assumere aspetti totalmente differenti. –
Dipende quindi solo da noi, decidere di cambiare posizione e guardare la stessa scena da un’angolazione diversa.
Un atto che possiamo compiere volontariamente col fine di comprendere come un’altra persona vede lo stesso fatto oppure per trovare il senso positivo di una specifica situazione.
Sono le 17:30 mentre arriviamo al cospetto dell’ultima pietra miliare del percorso, quella che segna il “Km. Zero”.
Con Rocco e Giovanna, ci fermiamo un attimo prima; sincronizziamo il passo e quindi attraversiamo contemporaneamente il tanto agognato traguardo.
Un gesto simbolico con cui abbiamo voluto celebrare, ancora una volta, la nostra amicizia nata lungo il Cammino.
Il raggiungimento di quest’ultimo obiettivo, ci porta a vivere un altro momento di gioia incontenibile.
– Il Cammino di Santiago è compiuto! –
Una volta giunto qui, si ferma a 854 il numero totale dei chilometri che ho percorso a piedi: praticamente la stessa distanza che c’è tra piazza del Plebiscito a Napoli, e piazza del Duomo a Milano; passando per Roma, Siena, Firenze, Bologna e Piacenza.
Il Cammino di Santiago è stata un’esperienza ricca di belle emozioni ma anche di fatica e di dolori fisici e più che le gambe è stata la “testa” che mi ha fatto andare avanti.
Ho camminato parecchio sotto la pioggia, con il freddo e con il vento: condizioni meteorologiche inusuali per questo periodo dell’anno, risultate però provvidenziali in diversi casi e in special modo durante l’attraversamento delle temute “mesetas”, evitandomi di soffrire per il caldo eccessivo.
Le poche giornate di sole che ci sono state hanno coinciso con le tappe più significative di tutto il percorso, tra cui il superamento dei Pirenei e l’odierno arrivo al mare.
Uno degli aspetti positivi del mio Cammino di Santiago è stato certamente l’aver incontrato tante belle persone provenienti da ogni angolo del mondo, con cui ho condiviso gioie e dolori per tanti giorni e tanti chilometri.
Tra quelli che ho conosciuto non posso non ricordare i napoletani, Franco e Peppe, i palermitani, Rosario e Nicola, gli spagnoli Juanì e Salvador, Dante di Civitavecchia, Giulia di Brescia e la belga Amandine.
Tra tutti, però, un posto speciale lo devo riservare a Giovanna, la giovane di Sassari, piccola ma tenace, con cui ho camminato da Burgos in avanti, e al torinese Rocco, incontrato già il primo giorno a Saint-Jean-Pied-de-Port, col quale da Pamplona in poi ho condiviso tutte le tappe successive.
I nomi che potrei elencare sono tanti. Molti li ho resi protagonisti di questo racconto mentre tutti gli altri hanno comunque un posto nei miei ricordi.
L’arrivo al “Km. Zero”, dopo un lunghissimo camminare, è un evento che certamente resterà scolpito nella nostra memoria e per meglio fissarlo lo registriamo anche in quella digitale delle macchine fotografiche.
Come davanti alla cattedrale di Santiago, suggelliamo il ricordo del momento scattando “mille” foto, anche con altri amici pellegrini che abbiamo incontrato in varie occasioni e che ritroviamo qui, al termine del Cammino: Valentina di Parma e il danese Uwe.
Esauriti i momenti celebrativi, abbiamo da fare ancora qualche altro passo.
Poco più avanti del “Km. Zero” c’è dapprima il suggestivo faro del cabo de Finisterre e subito dopo la scogliera si tuffa nell’oceano Atlantico con un salto di circa seicento metri.
– Davanti ai nostri occhi, così come tutt’attorno, c’è solo acqua e nient’altro che acqua! –
Al giorno d’oggi, sappiamo bene che al di là di questo mare, apparentemente infinito, c’è il continente americano mentre nel passato arrivare qui significava aver raggiunto la “fine della terra”, e si pensava che oltre non ci fosse null’altro.
In realtà il punto più estremo della Spagna è cabo da Nave, qualche chilometro più a ovest e più a nord di Finisterre; mentre, in assoluto, il lembo di terra più a occidente dell’Europa continentale è cabo de Roca in Portogallo, sulla stessa latitudine di Lisbona.
Una croce in pietra è l’unico simbolo che caratterizza il cabo de Finisterre.
Sono tanti i pellegrini, ma anche i semplici turisti, che si trovano qui.
Un po’ tutti ammirano il panorama in silenzio, assorti nei loro pensieri, così come facciamo anche noi.
La tradizione vuole che, una volta giunti al termine del Cammino, ci si liberi di tutte le cose superflue: bruciarle qui, in modo da tornare indietro più leggeri e senza pesi inutili.
Per conto mio non credo di avere alcunché di cui disfarmi. Sono poche le cose che ho messo dentro lo zaino e tutte mi sono state utili e indispensabili.
Penso inoltre che non sia il caso di abbandonare nulla, se non si vuole trasformare questa bella scogliera in un immondezzaio.
Noto con piacere che anche gli altri presenti seguono la mia stessa linea di pensiero e si limitano a osservare l’infinito e a scattare qualche fotografia.
Sono le diciotto e trenta e siamo qui già da un’ora.
L’idea sarebbe quella di aspettare il calare del sole ma, considerando che il tramonto sarà intorno alle ventuno e trenta, ci sembra un po’ troppo rimanere altre tre ore: oltre ad ammirare il panorama, qui non c’è null’altro da fare.
Spira inoltre un vento piuttosto sostenuto e, da come si sta mettendo il tempo, sembra proprio che prima ancora del sole sarà la foschia a calare.
Decidiamo quindi di andare via, anche perché ci aspettano ancora tre chilometri a piedi per tornare indietro.
Raggiunto il centro abitato di Finisterre, dopo aver “peregrinato” a piedi per trentacinque giorni, considero concluso il mio Cammino di Santiago e da questo momento tutto quel che seguirà sarà solamente turismo.
© Aldo Lardizzone 2020 | CREATIVE COMMONS |