Passo dopo passo sul Cammino di Santiago 

Da Ponferrada a Villafranca del Bierzo

4 giugno 2018
Tappa 25 – Km. 25

Da Ponferrada, 210 Km. a Santiago de Compostela
Da Ponferrada, 210 Km. a Santiago de Compostela

 

 

L’itinerario di oggi, che si svolgerà lungo un tracciato piuttosto pianeggiante, si colloca tra due tappe di alta montagna: quella di ieri, in cui la quota massima è stata intorno ai 1.500 metri nei pressi della Cruz de Hierro, e quella di domani, che segnerà il suo punto più alto nel O Cebreiro, a circa 1.300 metri d’altitudine.

Lo scenario dell’odierno percorso, però, non è piatto e desolato come quello delle “mesetas”; si tratta di un piacevole territorio composto da dolci e verdi colline, con lievi saliscendi poco impegnativi.

Attraverseremo così il cuore del Bierzo, regione spagnola che produce diversi prodotti di qualità come i vini, le mele e le castagne.

Il clima di questo territorio è piuttosto mite in quanto esposto all’influenza dell’oceano Atlantico.

 

Le mie gambe stanno molto meglio e i dolori agli stinchi sono ormai un brutto ricordo. Rimango però sul “chi va là!” e sto attento a non sollecitare troppo le articolazioni ancora convalescenti.

Mentre mi avvicino sempre più al compimento dell’intero cammino, non voglio rischiare di compromettere il risultato e, per questo motivo, mantengo ancora per qualche giorno la decisione di camminare senza lo zaino.

Anche Rocco e Giovanna, per motivi diversi dai miei, scelgono di compiere la tappa senza il pesante fardello sulle spalle.

Su indicazione di un “hospitalero”, depositiamo all’ingresso dell’ostello tutti e tre gli zaini: più tardi saranno ritirati dal corriere e portati alla destinazione da noi prescelta.

 

Poco prima delle sei e mezza lasciamo il confortevole ostello di Ponferrada.

È ancora buio e il silenzio è totale; solo una fastidiosa pioggerella ci accompagna mentre attraversiamo l’ampio piazzale che c’è tra l’ostello e il bar di fronte.

 

Dopo aver fatto colazione, prevedendo una giornata di brutto tempo, ci bardiamo con poncho e ghette prima di metterci in cammino.

 

Alle 6:50, cominciamo questa venticinquesima tappa sulla via che porta a Santiago de Compostela.

Una volta fuori dal bar, non facciamo molti passi che presto smette di piovere e così risulta inutile quanto abbiamo appena indossato per ripararci dalle intemperie.

Tra l’altro, il cielo si apre un po’ facendo invece presagire una bella giornata.

 

Per uscire da Ponferrada, attraversiamo dapprima il centro storico e dopo passiamo sul famoso ponte che scavalca il río Sil. Ci accodiamo così alla lunga fila di pellegrini che, nel corso dell’ultimo millennio, lo hanno percorso per recarsi a Santiago de Compostela.

Proseguiamo quindi lungo il viale interno di un parco cittadino che costeggia il fiume.

L’uscita dalla città è sancita dal passaggio a fianco di un’antica centrale elettrica, oggi in disuso e trasformata in museo dell’Energia.

 

Dopo aver percorso i primi cinque chilometri, mentre attraversiamo il paesino di Fuentes Nuevas, dei pellegrini ci avvertono che c’è stato un problema con gli zaini che abbiamo lasciato in ostello.

Visto che non si capisce bene quale sia la complicazione di cui parlano, telefono all’ostello per avere informazioni precise. Mi viene detto che gli zaini non sono più dove li abbiamo lasciati e, allo stesso tempo, l’interlocutore al telefono non riesce a confermarmi se il corriere li abbia ritirati o meno.

Chiudo allora la telefonata e immediatamente chiamo il corriere.

Questo, che è già passato da Ponferrada, afferma con certezza di non aver ritirato i nostri zaini.

Per un buon quarto d’ora, faccio una serie di telefonate sia all’ostello che al trasportatore e, alla fine, nessuno dei due riesce a darmi notizie precise; per di più, entrambi, non si dimostrano collaborativi e non mi danno alcuna disponibilità per risolvere il problema.

– Sarebbe spiacevole arrivare questa sera in ostello e non trovare le poche cose indispensabili che ci servono per vivere il Cammino. –

A questo punto, non ci resta che tornare indietro e andare di persona alla ricerca degli zaini.

Ovviamente, per ragioni di tempo, non se ne parla di andare a piedi e l’unica soluzione è quella di prendere un taxi.

Andiamo io e Rocco.

Giovanna, invece, che non si preoccupa più di tanto del destino del suo zaino, fiduciosa di ritrovarlo stasera in ostello, ha già ripreso il suo Cammino.

 

Mi vengono i lucciconi agli occhi, nel momento in cui salgo sulla vettura. È da quasi un mese che cammino e in tutto questo periodo non ho mai fatto uso di mezzi a motore, nemmeno nei giorni più duri in cui sono andato avanti con le gambe fortemente doloranti.

Ricorrere a un taxi, lo considero come una macchia nel mio Cammino.

– Quasi una sconfitta! –

 

In pochissimo tempo ritorniamo a Ponferrada.

Prima di recarci in ostello mi viene l’idea di provare a vedere nel bar dove ieri abbiamo ritirato gli zaini lasciati dal corriere.

L’intuizione è buona, quasi “elementare”, come direbbe Sherlock Holmes al suo amico dottor Watson.

Gli zaini sono proprio nella retrobottega e non si sa chi li abbia trasportati dall’ostello al bar; a questo punto, però, la questione è poco rilevante.

L’unica certezza è che sarebbero rimasti qui fino a domattina e di conseguenza stasera non avremmo avuto le nostre poche cose.

A questo punto, prendiamo gli zaini e li portiamo via con noi.

Mentre torniamo indietro, con la taxista concordiamo un prezzo per farceli portare fino all’ostello di questa sera.

Rocco, considerando il tempo che abbiamo perduto per risolvere questo imprevisto, propone di farci lasciare dal taxi nel paesino successivo rispetto al quello da dove siamo partiti.

Personalmente non concordo e chiedo alla conducente del taxi di fare scendere me a Fuentes Nuevas, nello stesso identico punto dove, un’oretta fa, sono salito in macchina.

– Non un metro più avanti! –

Così facendo, io e Rocco ci separiamo e concordiamo di ritrovarci nel pomeriggio, a fine tappa.

Da buoni amici abbiamo recuperato anche lo zaino di Giovanna e pure con lei ci rivedremo in ostello.

 

Fuentes Nuevas. Il retablo della iglesia de Nuestra Señora de la Asunción
Fuentes Nuevas. Il retablo della iglesia de Nuestra Señora de la Asunción

***

Sono quasi le dieci, quando riprendo a camminare.

Da qui, fino al termine della tappa, a Villafranca del Bierzo, mancano ancora sedici chilometri.

Prima di uscire da Fuentes Nuevas, visito la iglesia de Nuestra Señora de la Asunción, una graziosa chiesetta del XVIII secolo completamente ristrutturata da pochi anni.

All’interno, le pietre che costituiscono le pareti sono a vista rendendo l’ambiente caldo e accogliente. Tre bellissimi retablo policromi sono un vero trionfo di arte barocca e, tra tutti i santi rappresentati, non manca la statua di Santiago pellegrino.

Alzando gli occhi si può apprezzare un bell’affresco dell’ultima cena e il soffitto a capriate.

 

La visita della piccola chiesa ha risollevato il mio umore, precipitato stamane con la ricerca dello zaino e soprattutto per essere salito su un’automobile.

 

Rispetto a me, gli amici sono tutti più avanti e pertanto farò da solo la rimanente parte della tappa.

È bello condividere il Cammino con altri, ma è anche un grande piacere stare in compagnia dei propri pensieri e approfittare di questi momenti per scrutare più avanti di dove arriva lo sguardo, fin dentro la propria anima.

In un certo senso, intendo questa giornata come una “vacanza” e pertanto decido di procedere con comodo, senza pensare a quanto tempo ancora ci vorrà per arrivare a destinazione.

 

Peccato che alla fine il tempo non si sia messo al bello, così come faceva presupporre stamattina.

Pioviggina a tratti e anche quando smette mantengo addosso il poncho: toglierlo e metterlo non è un’operazione pratica e veloce da compiere.

 

Tra un paesino e l’altro, il bel paesaggio che attraverso muta frequentemente, alternando diversi scenari: dorate distese di spighe di grano ormai prossime alla mietitura; verdi filari di viti traboccanti di foglie i cui frutti daranno presto un prezioso nettare; rossi prati affollati da alti papaveri che come sempre m’infondono una speciale felicità.

Nonostante il cielo sia scuro e piovigginoso, questi fondali naturali che fanno da contorno al sentiero che attraverso, rendono unico e indimenticabile lo spettacolo del mio Cammino.

– Trovo che ci sia bellezza anche nel contrasto tra i colori accesi del paesaggio e il grigio scuro della volta. –

 

Superato Camponaraya e passato il ponte sopra la autovía de Noroeste, man mano che vado avanti sono sempre più ricorrenti le terre coltivate a viti; l’alta diffusione di questi campi testimonia la vocazione della regione del Bierzo a produrre del vino di buona qualità.

 

È quasi mezzogiorno quando giungo a Cacabelos. Il paese conta circa cinquemila abitanti ed è decisamente più grande e più animato rispetto alle consuete piccole località che spesso sono toccate dal Cammino.

Vedo la iglesia de San Roque (san Rocco), costruita nel XVI secolo. Dopo un periodo di pestilenza, la chiesa è stata intitolata al Santo in quanto protettore dalla letale epidemia.

Mi fermo qualche minuto per visitarla.

Dentro ci sono dei “pasos”, ovvero delle vare con grandi statue che raffigurano i momenti della Passione, portate in processione durante la Settimana Santa.

 

Mancano più o meno otto chilometri alla fine della tappa e, nonostante abbia da recuperare il tempo perduto stamattina per via dello zaino smarrito, decido di fare comunque una pausa per mangiare qualcosa.

Non avendo scorte di cibo entro in un grande supermercato del centro.

Tra le signore intente a fare la spesa, mi sento un po’ un “gosthbuster” per come sono conciato: indosso le ghette e il poncho nero che, coprendo anche lo zaino, mi fa un’enorme gobba.

Fuori pioviggina e dato che devo rimanere dentro solo pochi minuti, per non perdere tempo, ho evitato di togliermi i paramenti che mi riparano dall’acqua.

 

Acquietata la fame, riprendo il cammino.

Prima di lasciare Cacabelos vedo solo dall’esterno la iglesia de Santa María, chiesa di epoca romana ricostruita quasi nella totalità nel XVI secolo.

Della semplice facciata spicca una torre campanaria in stile neoromanico eretta nei primi anni del Novecento.

 

Poco più avanti, esco dal paese attraversando il puente Mayor, sul río Cúa.

Inizialmente, il ponte fu costruito in epoca romana e poi, tra il XVI e il XVIII secolo, è stato sostituito dall’attuale struttura a sei archi.

Camminando per altri pochi minuti passo davanti al santuario de la Quinta Angustia, costruzione del XVIII secolo con un’imponente facciata barocca. Tutt’attorno all’edificio sacro, sorge l’ostello municipale di Cacabelos.

 

Vigneti tipici del Bierzo
Vigneti tipici del Bierzo

Mezzo chilometro dopo il paesino di Pieros, c’è la possibilità di imboccare una via alternativa; scegliendo questo percorso si passa da Valtuille de Arriba, però la deviazione porta ad allungare la tappa di un paio di chilometri.

Continuando invece lungo il Cammino francese, oltre a seguire un tragitto più breve, si attraversano campi caratterizzati ancora da lunghi filari di viti.

La via che scelgo di percorrere è proprio quest’ultima e il paesaggio appena descritto mi accompagna sino alla fine della tappa.

 

Sono le 14:05 mentre arrivo a Villafranca del Bierzo.

 

Entrando in paese, ancor prima del nucleo abitato s’incontra la romanica iglesia de Santiago Apóstol: l’esterno austero della chiesa presenta alcuni dettagli particolarmente belli; uno tra tutti è la cosiddetta puerta del Perdón, i cui archi che la contornano sono riccamente ornati con motivi floreali e geometrici e anche con scene bibliche.

La porta viene aperta in occasione del giubileo di Santiago Apostolo ed è chiamata così perché, nel passato, qui veniva concessa l’indulgenza a tutti quei pellegrini che, per motivi di salute, non sarebbero stati in grado di continuare il Cammino fino a Santiago de Compostela.

 

Proprio mentre percorro le ultime centinaia di metri della tappa, ricevo la telefonata di Rocco, il quale mi comunica che lui e Giovanna sono arrivati in ostello già da un pezzo e che, ancora una volta, carinamente, hanno preso un posto per me.

 

Villafranca del Bierzo. Iglesia, albergue y Hospedería San Nicolás el Real
Villafranca del Bierzo. Iglesia, albergue y Hospedería San Nicolás el Real

Da lì a poco raggiungo l’Albergue y Hospedería San Nicolás el Real.

L’ostello è situato nel centro del paese ed è un tutt’uno con l’omonima chiesa.

L’intero complesso architettonico costruito nel XVII secolo è un modello di barocco gesuita.

La parte adibita all’ospitalità è composta da grandi camere ma anche da stanze doppie e singole, per un totale di 150 posti letto.

La camerata dove alloggiamo è un perfetto parallelepipedo di enormi dimensioni, sia come superficie sia come altezza.

Non ci sono letti a castello ma solo letti singoli, disposti uno accanto all’altro su due file. Le lenzuola bianche e l’asetticità dell’ambiente, privo di ogni altro arredo e con le pareti completamente spoglie, mi ricorda più un ospedale che una struttura ricettiva; d’altra parte ci troviamo in un complesso monastico che si rifà allo stile di vita dei religiosi che hanno abitato questi ambienti.

 

Lo stanzone sembra ancor più spoglio perché in realtà non c’è nessuno: oltre me, Rocco e Giovanna, solo un altro posto letto è occupato da una giovane ragazza belga.

Amandine, questo è il suo nome, se ne sta in disparte riposando rannicchiata nel suo letto in fondo alla camerata.

Mi sembra piuttosto provata e immagino che, oltre alla stanchezza, soffra anche a causa delle vesciche considerando le evidenti fasciature ai piedi.

Solo più tardi, quando Giovanna la aiuterà a curare le dolorose bolle, si avvicinerà a noi.

Già da domani, Amandine diventerà un’altra amica lungo il Cammino e si aggregherà al nostro gruppetto fino a Santiago de Compostela.

 

Giungendo poco fa in ostello, per prima cosa ho accertato che il mio zaino fosse arrivato fin qui, trasportato dalla taxista con cui stamattina siamo andati a recuperarlo a Ponferrada.

Considerando l’accaduto odierno, anche se la tappa da compiere domani presenta una salita molto impegnativa decido che porterò con me lo zaino.

Ormai mi sento in forma e non dovrei avere più problemi fisici. – Spero! –

 

Intorno alle diciotto, dopo una breve ma intensa pioggia, usciamo per andare a visitare il centro abitato.

Villafranca del Bierzo si trova a un’altitudine di 540 metri ed è l’ultima località di rilievo della Castilla y León: da qui, non manca molto per giungere al confine con la provincia della Galizia.

La cittadina conta circa 3.500 abitanti e oltre a essere un importante tappa del Cammino francese è anche una meta turistica molto frequentata. I numerosi monumenti del centro storico hanno fatto guadagnare a Villafranca del Bierzo il riconoscimento di “Bene di interesse Culturale”.

 

Uscendo dall’ostello, rivediamo esternamente la iglesia de San Nicolás el Real, situata proprio a fianco della struttura dove alloggiamo; questa volta abbiamo tempo per ammirarla senza fretta osservando ogni particolare dell’imponente facciata.

All’entrata del paese, vicino alla chiesa dedicata a Santiago, si trova il castello/palazzo dei marchesi di Villafranca.

Altre residenze nobiliari si possono ammirare nella calle del Agua, tra cui el palacio de Torquemada e la casa Moresca. Tutte queste costruzioni sono caratterizzate dagli stemmi dinastici scolpiti sulle facciate.

Altro monumentale edificio religioso è la colegiata de Santa María de Clunia: costruita in stile tardo-gotico presenta anche elementi rinascimentali e barocchi che coesistono armoniosamente.

In ultimo, raggiungiamo la plaza Diego Saavedra nel cui centro ci sono i jardines de la Alameda, realizzati nello stile di Versailles con siepi perfettamente modellate che delimitano i percorsi interni.

Nella stessa piazza un’altra residenza nobiliare, il palacio de los Duques de Arganza, si presenta con un importante scalone d’ingresso presidiato da due grandi leoni in pietra.

 

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Come ogni nostra uscita turistica, dopo la visita culturale concludiamo il giro passando da un supermercato dove acquistiamo le solite cibarie per la colazione di domattina e per gli spuntini che faremo durante la giornata.

 

Nel tardo pomeriggio andiamo a cenare al restaurante Sevilla nella plaza Mayor, locale carino e accogliente come tanti altri nella stessa piazza.

Dal “menù del pellegrino”, al costo di 11 Euro, prendo: Sopa de fideos con garbanzos (zuppa di ceci con spaghettini); Asado de ternera (Arrosto di vitello); Flan de leche (il solito dolce simile alla crème caramel).

 

Considerando la fredda e piovigginosa serata e la stanchezza accumulata, dopo cena non ci resta che tornare in ostello e metterci a dormire.

Domani ci aspetta una tappa piuttosto impegnativa ed è bene che recuperiamo le forze.

© Aldo Lardizzone 2020 Licenza Creative Commons CREATIVE COMMONS

 

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