Passo dopo passo sul Cammino di Santiago 

Da El Burgo Ranero a Puente Villarente

29 maggio 2018
Tappa 19 – Km. 25

Reliegos. Monumento al pellegrino
Reliegos. Monumento al pellegrino

 

 

Gli amici che oggi andranno a León, compiendo quaranta chilometri tutti di fila, affidano a un corriere il trasporto a destinazione dei loro zaini; in questo modo, camminando senza pesi sulle spalle, potranno procedere agevolmente e tenere un ritmo più sostenuto.

Anche Dante spedisce il suo “amato” carrellino che, per ben diciotto giorni, ha trascinato fin qui a forza di braccia.

 

Andiamo via dall’ostello tutt’assieme, mentre sono le 5:40.

 

Salutati Dante e i toscani, che vanno via leggeri e con passo svelto, io e Rocco ci avviamo più lentamente.

Fatti pochi passi, incontriamo Giovanna davanti all’ostello dove ha passato la notte.

È disperata e piange per via delle vesciche che le provocano tanto dolore ai piedi e le impediscono di camminare.

Ci dice che stamattina stessa prenderà un treno per raggiungere León e una volta lì andrà in ospedale per farsi curare.

 

Ancora una volta ho la dimostrazione della “liquidità” dei gruppi che si formano lungo il Cammino di Santiago e di come questi si modifichino continuamente. Del gran numero di persone che ieri sera eravamo a cena, stamattina siamo rimasti solo in due: chi per un motivo, chi per un altro, oggi vanno tutti direttamente a León.

Io e Rocco invece percorreremo solo diciannove chilometri e concluderemo a Puente Villarente la nostra tappa odierna.

 

Dopo El Burgo Ranero il primo centro abitato che s’incontra è Reliegos.

I due paesi distano tra loro ben tredici chilometri e questo significa che la parte iniziale del percorso che abbiamo appena intrapreso sarà ancora una volta un interminabile avanzare nel nulla.

In tutto il Cammino francese, questo è il secondo tragitto più lungo tra un paese e l’altro, dopo quello di diciassette chilometri percorso due giorni fa.

 

L’ambiente che attraversiamo è ancora quello tipico delle “mesetas”: piatto, spoglio e senza vegetazione ad alto fusto. Solo di tanto in tanto, lungo il ciglio della strada, s’incontra qualche sparuto gruppo di alberelli: ordinati in fila come dei soldatini sull’attenti, sembra che al nostro passaggio ci salutino e ci rendano omaggio per il nostro “impegno” nel compiere l’impresa.

La temperatura di stamattina non è eccessivamente fredda. Il colore del cielo è bianco lattiginoso e non ci lascia intuire le sue intenzioni.

– Prenderemo la pioggia anche oggi? –

Come si suole dire, solo vivendo troveremo una risposta a questa domanda.

 

Dopo una notte di riposo, anche oggi mi sembra che i problemi fisici che ormai mi affliggono da qualche giorno siano svaniti.

Me ne guardo bene, però, dal pensare di essere guarito e aspetto di aver macinato un bel po’ di chilometri prima di poter cantare vittoria.

Le compresse di potassio e magnesio e gli antinfiammatori sono le medicine che sto assumendo regolarmente per curare i dolori agli stinchi.

 

Parlando di argomenti terapeutici, colgo l’occasione per evidenziare al lettore di questo racconto che non sono un medico e quanto descrivo, circa le cure che adotto, non è nulla di scientifico; delle informazioni che qui riporto non vi è alcuna certezza che queste siano corrette e anche se lo fossero non è detto che la cura possa valere per chiunque abbia gli stessi sintomi.

Pertanto è sempre consigliato ricorrere al parere di uno specialista.

Nel mio caso mi sono basato su consigli ricevuti, anche per via telefonica, da persone più o meno autorevoli in materia e devo confessare che per farmi un’idea ho anche interrogato il “dott.” Google.

Farmi visitare da un medico, comporterebbe un’interruzione, più o meno lunga, del mio Cammino. Finché riesco a proseguire, preferisco tener duro e lasciar fare alla natura, magari dandole qualche aiutino con le cure che adotto, sperando che siano quelle giuste.

 

***

Accompagnati nel nostro incedere dalla stessa solitudine dei giorni passati, percorriamo in quasi quattro ore il lungo tratto pianeggiante che ci porta fino a Reliegos.

La piccola località, che incontriamo dopo tanto camminare in mezzo alla campagna, si presenta come un paese addormentato, dove non si vede anima viva in giro.

Nel passato, Reliegos è stata famosa in tutta la Spagna per la produzione di eccellenti pomodori. Inoltre, il paese è balzato agli onori delle cronache quando, il 28 dicembre del 1947, un meteorite cadde sulla calle Real, producendo un forte rumore che spaventò i contadini che in quel momento si trovavano al lavoro.

È stato l’ultimo meteorite registrato in Spagna e attualmente si trova esposto nel Museo nazionale delle Scienze di Madrid.

 

Mansilla de las Mulas. Monumento sul Cammino di Santiago
Mansilla de las Mulas. Monumento sul Cammino di Santiago

Mansilla de las Mulas. Santuario de la Virgen de la gracia
Mansilla de las Mulas. Santuario de la Virgen de la gracia

A Reliegos non ci fermiamo; lo attraversiamo solamente e dopo continuiamo a camminare per un’altra ora e mezza, fino a giungere a Mansilla de las Mulas.

Entrando in paese, vediamo un monumento in pietra che rappresenta tre pellegrini affranti dalla stanchezza che riposano su di una base quadrata a gradoni; dal centro di questo basamento si eleva una croce con sopra l’immagine della Vergine e di Cristo.

Il luogo dove sorge il monumento è il punto in cui il percorso alternativo, che si propone ai viandanti pochi chilometri dopo Sahagún, si ricongiunge col Cammino francese.

Poco distante dal monumento dei pellegrini c’è il santuario dedicato alla patrona della città, la Virgen de la gracia. I muri esterni dell’edificio religioso presentano ampie bande verticali rosso cupo, dipinte su un fondo ocra: caratteristica inusuale per una chiesa, almeno tra tutte quelle viste lungo il Cammino.

Arrivando in centro, contrariamente alla maggior parte dei paesi attraversati fino a ora, troviamo un discreto movimento di persone: nella piccola plaza del Pozo c’è un variopinto mercato di frutta e verdura con diverse bancarelle attorniate da parecchia gente del luogo.

Parte del perimetro della piazza è caratterizzato da case a due piani costruite nel tipico stile castigliano.

Ci soffermiamo per un po’ dando un’occhiata alle varie mercanzie esposte e allo stesso tempo, dopo tanta solitudine, ne approfittiamo per stare in mezzo alla gente.

In diversi punti di Mansilla de las Mulas si conservano ampie porzioni di muri, diversi torrioni merlati e anche una delle quattro porte di accesso all’antico borgo; sono questi i pezzi che rimangono di una delle migliori opere di fortificazione medievale della provincia di León.

 

Intorno a mezzogiorno lasciamo Mansilla de las Mulas.

Uscendo dal paese, prima di attraversare il ponte sul río Esla, abbiamo un’ultima ampia veduta sui muri merlati che circondavano l’antica cittadina.

 

Procediamo su un percorso sterrato che costeggia la strada statale.

Il continuo passaggio di mezzi a motore ci accompagna in modo fastidioso per i quasi sei chilometri che ci portano al termine della tappa odierna.

Comincia anche a piovigginare ma non dura molto e come al solito smette appena dopo aver indossato il poncho.

Il cielo rimane comunque cupo e non è escluso che possa esserci qualche altro scroscio d’acqua, quindi è meglio rimanere protetti.

 

Durante gli ultimi due chilometri si fanno risentire i dolori agli stinchi e percorro con grande sofferenza quest’ultima parte del Cammino di oggi.

 

Senza fermarci, oltrepassiamo Villamoros de Mansilla e poco più avanti giungiamo a Puente Villarente.

 

Entrando nel paese, superiamo il río Porma procedendo su di una passerella in legno, costruita in epoca recente come passaggio pedonale. Invece, la parallela strada statale varca il fiume passando sopra uno dei ponti più antichi della provincia di León.

Transitandovi accanto e non di sopra, abbiamo così l’opportunità di poter ammirare le fattezze del ponte in pietra, composto da venti archi. Le sue origini risalgono all’epoca romana, anche se di quel periodo non resta quasi nulla per via di varie ricostruzioni fatte a partire dal XVI secolo.

 

Alle 13:30 ci fermiamo all’Albergue El Delfín verde.

L’ostello fa parte di un complesso più ampio che comprende anche un ristorante e un hotel con piscina.

Noi, ovviamente, ci sistemiamo nella parte più spartana della struttura, dove i pellegrini alloggiano in camerate comuni con letti a castello.

La semplicità dell’accoglienza va di pari passo con il prezzo pagato che è di appena 5 Euro.

 

Togliendomi le scarpe mi accorgo che le mie due piccole vesciche, le stesse che si sono presentate qualche giorno addietro, sono nuovamente gonfie e pizzicano un po’.

Le buco con un ago per far uscire il liquido e dopo le copro con della pomata antibiotica.

Trattandosi di bolle piuttosto piccole, anche questa volta tralascio di far passare un filo di cotone al loro interno per favorire il drenaggio.

 

Nel pomeriggio, approfittando di un piacevole sole, ci accomodiamo nel cortiletto antistante l’ostello per rilassarci e per fare quattro chiacchiere con gli altri pellegrini.

Tra questi c’è anche Juanì, la simpatica amica spagnola che, dopo aver lasciato indietro Salvador per via delle sue tendiniti alle caviglie, da un po’ di giorni procede insieme ad Anna, un’insegnante francese.

Entrambe minute e di passo svelto si trovano bene a camminare insieme, mantenendo gli stessi ritmi.

 

Puente Villarente è un paese piuttosto anonimo, solo un agglomerato di case e di stazioni di servizio.

L’unico monumento di grande interesse, che tra l’altro da il nome al paese stesso, è il ponte che abbiamo già visto arrivando.

Come di nostra consuetudine, andiamo comunque a fare una passeggiata in centro: nonostante non ci sia nulla di particolare da vedere, la visita si rivela non priva di sorprese.

 

Puente Villarente. Il pellegrino Ginés López Marín con il cane Comotú e la mula Marina
Puente Villarente. Il pellegrino Ginés López Marín con il cane Comotú e la mula Marina

Dopo i tanti viandanti incontrati lungo il Cammino, qui ne vediamo uno organizzato in modo davvero singolare.

Il pellegrino in questione è un signore apparentemente sulla settantina. Avanza senza fretta, tenendo con una mano le briglie della mula che lo segue al passo; in groppa alla mula c’è un cane di media taglia, che sta diritto sulle quattro zampe guardando avanti come se, da un momento all’altro, dovesse scorgere l’America e urlare a squarciagola – Terra! Terra! –

La mula, anziché un carretto, traina la metà posteriore di una “minicar”, appositamente tagliata e riadattata per lo scopo, con tanto di aste laterali per agganciarla all’animale.

Un quadretto che trovo davvero esilarante e quello che mi fa sorridere di più è il cane che, con molta nonchalance, sovrasta la mula padroneggiando la situazione dall’alto.

 

Proseguiamo il nostro breve giro in centro senza scoprire null’altro d’interessante.

 

Dopo un po’, mentre torniamo in ostello, vediamo nuovamente i simpatici personaggi incontrati poco fa.

Questa volta sono fermi in uno spiazzo che si apre a fianco della strada principale del paese e la composizione vista prima è cambiata: la mula è libera dal suo traino e sonnecchia immobile per riprendersi dalle fatiche della giornata; il pellegrino sta trafficando con i bagagli; la minicar, staccata dalla mula, è parcheggiata in un angolo; il cane scorrazza allegramente per tutto il piazzale.

A questo punto non resisto e vado a conoscere l’atipico pellegrino.

Ginés López Marín, questo il suo nome, mi racconta che è partito da Santurce nei Paesi Baschi.

È già stato a Santiago de Compostela e adesso è sulla strada del ritorno e questo spiega perché lo abbiamo visto procedere in senso opposto rispetto al normale flusso dei pellegrini.

La mezza minicar, che lui stesso ha adattato, è il suo alloggio e contiene tutto quello che gli serve per essere autosufficiente durante il viaggio.

Qui, a Puente Villarente, si è fermato in questo spiazzo del centro cittadino per trascorrere la notte.

Allo stesso modo, giorno dopo giorno, fa tappa dove più gli fa comodo, senza dover ricorrere agli ostelli.

Ginés è un po’ dispiaciuto perché qualcuno lo ha accusato di trattare male gli animali. In realtà, sia della mula di nome Marina che del cane Comotú si è preso cura sin dalla loro nascita.

Marina l’ha nutrita col biberon quando è rimasta orfana della madre mentre Comotú l’ha salvato dalla morte prendendolo da un canile.

Prima di salutarci e augurarci, vicendevolmente, – Buen camino! – Ginés mi dice che l’anno prossimo compirà, con le stesse modalità, un pellegrinaggio a Roma e la tappa conclusiva sarà piazza San Pietro.

 

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Per concludere la giornata, ceniamo nel ristorante che c’è a fianco all’ostello: prendo un’insalata di mariscos (frutti di mare) che non è niente di eccezionale, poi prendo la lubina (spigola) e concludo con un dolce alla crema di nocciola.

 

Sono oltre la metà del percorso totale del Cammino di Santiago e, giunto a questo punto, posso ipotizzare quanto tempo ancora impiegherò per arrivare a Finisterre, acciacchi fisici permettendo.

Così, prima di andare a dormire, decido di comprare on-line il volo per il mio rientro in Italia e prendo per il 17 giugno un diretto per Napoli da Oporto, in Portogallo.

© Aldo Lardizzone 2020 Licenza Creative Commons CREATIVE COMMONS

 

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