Passo dopo passo sul Cammino di Santiago 

Da Frómista a Carrión de los Condes

26 maggio 2018
Tappa 16 – Km. 19

Ironica rappresentazione di un pellegrino sul Cammino di Santiago
Ironica rappresentazione di un pellegrino sul Cammino di Santiago

 

 

Appena sveglio, il primo interesse che ho è quello di capire come stanno le mie gambe.

I dolori non sono del tutto passati ma, rispetto a ieri, sono meno forti e penso di poterli sopportare se continuano a mantenersi con questa intensità.

Per fortuna la tappa di oggi è più breve del solito: la lunghezza totale non arriva a contare nemmeno venti chilometri.

Considerando che abbiamo meno ore da camminare, stamattina possiamo permetterci di partire un po’ più tardi del solito. Tra l’altro, ne approfittiamo per fare colazione in ostello dato che qui viene servita e costa solo 3 Euro.

Viste le mie condizioni fisiche non ottimali, il programma odierno mi torna utile per fare una tappa un po’ più soft, senza dover modificare nulla.

 

Lasciamo l’ostello alle 7:15.

Invito Rocco e Dante ad andare avanti con il loro passo, senza stare ad aspettarmi; tanto poi ci si incontra strada facendo oppure nelle tappe intermedie o, al massimo, a destinazione finale.

Preferisco comunque procedere con un ritmo un po’ più lento per non infierire troppo sulle gambe.

 

Per quel che riguarda le condizioni meteo, il cielo è ancora nuvoloso ma il freddo non è molto intenso.

– Le “mesetas” ci risparmiano ancora una volta il caldo cocente, per cui sono note e anche molto temute. –

 

Uscendo da Frómista passiamo su un cavalcavia che ci permette di oltrepassare l’autostrada Cantabria-Meseta e, subito dopo, il Cammino continua su un sentiero sterrato che fiancheggia costantemente la strada asfaltata.

Per Dante, situazioni come questa sono l’ideale, così può trascinare il suo carrellino con più facilità, avanzando sul liscio asfalto.

 

La spoglia meseta e il percorso che porta a Villarmentero de Campos
La spoglia meseta e il percorso che porta a Villarmentero de Campos

La strada carrozzabile, perfettamente dritta, e il parallelo sentiero in terra battuta attraversano il solito ambiente spoglio della meseta, senza piante ad alto fusto e caratterizzato solo dai campi di cereali che si estendono a perdita d’occhio.

 

Come ho già avuto modo di dire, questo tipico altopiano stepposo va da Burgos fino a León.

Molti scelgono di saltare questa parte del Cammino francese, prendendo un bus che collega le due grandi città.

Questo è un suggerimento che posso dare a chi non ha a disposizione più di un mese per compiere a piedi l’intero percorso.

Se invece non si hanno problemi di tempo, allora il mio consiglio è di attraversare, camminando, anche questa porzione di territorio: per quanto siano paesaggi monotoni e duri da affrontare, danno un senso all’intero Cammino e si viene ripagati dalla pace, dal silenzio e dagli ampi panorami.

Inoltre, percorrendo tanta strada in mezzo al nulla, si è completamente liberi di spaziare con la mente, osservando la propria vita da prospettive diverse.

– La meditazione obbliga ad ascoltare quei pensieri che solitamente sono coperti dalla vita frenetica di tutti i giorni. –

Infine, la sofferenza come esperienza di vita, può essere un’occasione di crescita interiore: reagendo in modo distaccato agli accadimenti negativi, s’impara a non aggiungere al dolore fisico anche quello mentale.

 

***

Intorno alle otto, giungiamo a Población de Campos.

Da qui, fino a Villarmentero de Campos c’è la possibilità di proseguire lungo un sentiero alternativo a quello principale. Il vantaggio di questa deviazione, che porta ad allungare un poco, sta nell’attraversare una zona più ombreggiata.

Considerando che il cielo è coperto e non c’è il problema del sole a picco, prendiamo la decisione di continuare sulla strada maestra.

Così, appena dopo il piccolo centro abitato di Población de Campos, superiamo il río Ucieza passando sopra un ponte barocco a sette arcate, costruito nel XVII secolo.

 

I miei dolori agli stinchi si intensificano durante i tre chilometri che mi portano a Revenga de Campos.

Colgo l’occasione dell’arrivo nel piccolo paese per fare una pausa e prendere dei farmaci antinfiammatori.

Nonostante la sofferenza che sto provando, non perdo l’occasione per dare uno sguardo intorno.

Vedo esternamente la iglesia de San Lorenzo, del XIII secolo, sul cui campanile c’è un voluminoso nido con un paio di cicogne; mentre in un angolo della plaza General del Amor c’è la statua in ferro di un antico pellegrino, posta per celebrare l’Anno santo Jacobeo del 2004.

 

Villalcázar de Sirga. Iglesia de Santa María la Blanca
Villalcázar de Sirga. Iglesia de Santa María la Blanca

Villalcázar de Sirga. L'imponente portale della iglesia de Santa María la Blanca
Villalcázar de Sirga. L'imponente portale della iglesia de Santa María la Blanca

Nel frattempo, come se non bastassero i soli acciacchi fisici, per rendere ancora più duro il mio cammino comincia a piovere in modo piuttosto intenso.

Indosso il poncho, che mi copre anche lo zaino, e metto pure le ghette per proteggere le scarpe dalle infiltrazioni d’acqua.

Così bardato, riprendo a camminare mentre da poco sono passate le nove. Dal momento che ho rallentato il passo, gli amici sono andati avanti e così sono anche rimasto da solo in mezzo al nulla.

 

La pioggia battente mi accompagna per quasi tutti i sei chilometri e mezzo che mi portano al prossimo paese e che compio con particolare sofferenza.

 

Giunto a Villalcázar de Sirga ha smesso da poco di piovere e ne approfitto per dare un’occhiata alla iglesia de Santa María la Blanca, segnalata sulle guide come “imperdibile”.

Oltre alle massicce fattezze dell’edifico romanico/gotico, risalente al XIII secolo, esternamente colpisce l’imponente portale ad archi fortificati, su cui sono scolpiti un Cristo pantocratore, l’Annunciazione e l’Epifania. Anche l’interno comprende tante opere meravigliose.

La fama della chiesa è dovuta, soprattutto, alle guarigioni miracolose di tanti pellegrini, attribuite all’immagine della Vergine che si trova al suo interno.

 

Nell’ampia piazza antistante alla chiesa c’è una statua in ferro, di recente fattura, che riproduce un pellegrino seduto al tavolo di un’osteria.

A ricordo del mio doloroso momento, conciato anch’io come un viandante d’altri tempi, chiedo a un passante di scattarmi una foto accanto al ferreo e immobile pellegrino.

 

Rappresentazione di un antico pellegrino a Villalcázar de Sirga
Rappresentazione di un antico pellegrino a Villalcázar de Sirga

Prima di rimettermi in cammino mi fermo in un bar, situato proprio di fronte alla monumentale chiesa.

Per recuperare un po’ le forze prendo un caffè lungo e un involtino al cioccolato che mi ostino a chiamare “pan chocolate”; invece qui, in Spagna, è denominato “Napolitana”, con dichiarato riferimento al capoluogo partenopeo.

 

All’uscita del paese ritrovo Rocco e Dante: sono completamente fradici per la pioggia e soprattutto Dante, che indossa solo un k-way, è completamente zuppo, dalla testa ai piedi. Tra l’altro, così bagnati, sono anche molto infreddoliti.

Data la condizione in cui si trovano, mi dicono che vogliono proseguire in taxi, fino alla meta conclusiva della tappa di oggi, anche se ormai mancano appena sei chilometri all’arrivo.

Nonostante i dolori, declino gentilmente l’invito, rifiutandomi di andare in macchina con loro.

– Finché riesco a camminare con le mie gambe, voglio compiere integralmente a piedi il Cammino di Santiago. –

Loro due, invece, dell’integralismo non si curano più di tanto e, decisi più che mai, vanno via con un taxi preso al volo.

 

Sono le undici e venti e mentre riprendo a camminare, ricomincia a piovere piuttosto forte.

Per fortuna gli antinfiammatori che ho preso un paio d’ore fa stanno facendo effetto e riesco a procedere un po’ più speditamente.

 

Quando manca l’ultimo chilometro e mezzo alla conclusione della tratta odierna, incontro una donna australiana: anche lei in cammino verso Santiago de Compostela.

Nel frattempo ha smesso di piovere e proseguiamo insieme, chiacchierando piacevolmente fino all’arrivo a destinazione.

 

Alle 12:30, io e la donna venuta dalla terra dei canguri, arriviamo a Carrión de los Condes e per l’esattezza ci fermiamo nell’ostello del Real Monasterio de Santa Clara, situato all’entrata del paese.

 

Il monastero, fondato nel XIII secolo da alcuni discepoli di santa Chiara d’Assisi, in pellegrinaggio alla tomba dell’Apostolo Giacomo, è annoverato tra le comunità clarissiane più antiche della Spagna.

Da sempre, le suore hanno praticato l’ospitalità francescana e ancor oggi una parte del monastero è un ostello per pellegrini che conta appena una trentina di posti.

La notorietà del complesso monastico è dovuta anche alla presenza di un interessante museo di oggetti artistici e a una collezione di presepi provenienti da tutto il mondo.

Tra le diverse statue che adornano la facciata dell’ingresso, una rappresenta san Francesco d’Assisi.

 

Mentre giungo al monastero, trovo ad attendermi Rocco che mi comunica di aver preso una stanza solo per noi tre.

Lui e Dante, essendo arrivati in taxi, sono in ostello da un’oretta ed hanno già fatto la doccia e mangiato uno spuntino.

– Grazie alla premura dei miei compagni del Cammino, ho già un letto che mi aspetta. –

Trova da dormire anche l’australiana arrivata insieme a me, e può considerarsi fortunata perché il suo è l’ultimo posto rimasto disponibile.

 

Faccio anch’io una bella doccia calda e dopo, finalmente, posso distendermi sul letto e rilassarmi un paio d’ore.

 

Carrión de los Condes. Pellegrino d'altri tempi rappresentato all'ingresso del paese
Carrión de los Condes. Pellegrino d'altri tempi rappresentato all'ingresso del paese

Intorno alle sedici, esco per fare un giro in paese e raggiungo Rocco e Dante, così come abbiamo concordato.

All’appuntamento li trovo che chiacchierano con tre toscani, che hanno conosciuto da poco in ostello.

I nuovi amici pellegrini ci propongono di cenare insieme, impegnandosi a fare la spesa e a preparare una buona carbonara.

Accettiamo l’invito con piacere.

 

L’ho già detto, i gruppi che si formano nel Cammino di Santiago, sono “liquidi”: mentre s’incontrano nuovi amici, altri conosciuti in precedenza si perdono di vista.

Oggi c’è stato l’incontro con i toscani, di contro però non vedo più da un bel po’ di giorni molte delle persone con cui ho condiviso le prime tappe del Cammino.

Ad esempio, non ho più notizie di Franco e Peppe, i due napoletani che ho incontrato già in aeroporto a Napoli; di Fernando, il quasi ottuagenario argentino, maratoneta e “Casanova”; di Anna, l’arzilla anziana francese che mi superava svariate volte al giorno; della bella coppia formata da madre e figlia, anch’esse francesi.

Mi spiace molto di aver perso di vista anche i simpatici amici spagnoli, Juanì e Salvador, che si sono fermati un giorno in più a Burgos, per via della tendinite alle caviglie di Salvador.

Invece, Maria di Alba, con la quale abbiamo cucinato l’orribile pasta al microonde a Zubiri, la vedo ogni mattina che avanza con ampie falcate, come tutti quelli con le gambe lunghe.

Ogni volta che la incontro scambiamo giusto qualche battuta, dopo di che va avanti e la perdo di vista per il resto del percorso.

Quando poi arrivo in ostello, la ritrovo che sta già pranzando, dopo aver fatto la spesa e cucinato.

Non passa giorno che Maria e il suo nuovo amico di cammino gallego, al termine di ogni tappa, non si preparino un piattone di pasta e un abbondante secondo per riprendersi dalle fatiche del tragitto compiuto.

 

Un insolito pellegrino a Carrión de los Condes
Un insolito pellegrino a Carrión de los Condes

***

Nel pomeriggio, qui a Carrión de los Condes il tempo si è messo al bello ed è venuto fuori qualche raggio di sole che ci scalda un po’, anche se la temperatura non si è alzata di molto.

Cammino con fatica e avrei fatto bene a rimanere disteso a letto, però non voglio perdermi la visita del paese.

C’è molta gente in giro: il centro è animato e nella piazza principale ci sono diversi bar con i tavoli all’aperto.

Si vedono tanti pellegrini e anche numerose persone del luogo.

 

Carrión de los Condes, situata in prossimità del río Carrión, sin dall’antichità ha rappresentato una tappa importante lungo il Cammino francese che porta a Santiago de Compostela.

Il centro urbano comprende svariati edifici religiosi medievali di grande valore artistico; di questi, durante il nostro giro, vediamo i quattro più significativi.

La iglesia de Santa María del Camino, romanica del XII secolo, presenta nell’arco della porta principale delle sculture di fanciulle e tori che simboleggiano la leggenda delle “cento giovani ragazze”: mentre queste venivano consegnate come tributo ai mussulmani, la Vergine Maria fece apparire dei tori che hanno messo in fuga i mori, lasciando libere le fanciulle. Per questo motivo la chiesa è conosciuta anche col nome di Santa María de las Victorias.

La iglesia de Santiago, costruita in stile romanico nel XII secolo, si presenta con una facciata di grande valore scultoreo. Di particolare interesse è l’archivolto di mezzo, in cui sono riprodotte scene di arti, mestieri e di guerra, così come il fregio che sormonta la facciata, rappresentante un Cristo pantocratore affiancato dagli evangelisti e dagli apostoli.

La iglesia de San Andrés Apostol, in stile rinascimentale nel XVI secolo, è stata costruita sulla base di una chiesa di epoca ancora più antica.

Il santuario Nuestra Señora de Belén, riedificato tra il XVI e il XVII secolo, caratterizza la parte alta del paese e si affaccia sulla pianura fertile attraversata dal río Carrión. All’interno della chiesa spicca il grande retablo in stile rinascimentale dell’altare maggiore.

 

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Durante il nostro giro del centro cittadino, come al solito ci dedichiamo sia alla parte culturale che agli aspetti più pratici.

In un negozio di articoli sportivi, acquisto delle scarpette chiuse come alternativa all’infradito che ho già.

Facciamo anche una capatina in un supermercato per acquistare qualcosa da mangiare per domani.

Alla fine ritorno in camera per riposare un altro po’, dato che con il giretto in paese sono aumentati i dolori alle gambe.

 

A sera ceniamo in ostello insieme ai nuovi amici toscani, conosciuti questo pomeriggio.

Dei tre il cuoco è Graziano che, come promesso, ci prepara un’abbondante carbonara.

Condiamo la serata con simpatiche chiacchiere, inerenti il Cammino e non solo e concludiamo la cena con un’insalatona di pomodori.

A conti fatti, la cena viene a costarci appena 3 Euro ciascuno.

Personalmente rimango del parere che non conviene sbattersi per fare la spesa, cucinare e rassettare tutto alla fine; per qualche Euro in più è preferibile andare fuori e prendere un “menù del pellegrino” che, sicuramente, è più abbondante e, soprattutto, più vario.

© Aldo Lardizzone 2020 Licenza Creative Commons CREATIVE COMMONS

 

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