Passo dopo passo sul Cammino di Santiago 

Da Puente la Reina a Estella

15 maggio 2018
Tappa 5 – Km. 22

Puente la Reina: Il ponte romanico sul río Arga
Puente la Reina: Il ponte romanico sul río Arga

 

 

 

Un po’ come tutte le mattine, il mio Cammino comincia insieme ad altri amici pellegrini, anche se poi, come sempre avviene, finiamo col disperderci strada facendo.

 

Usciamo dall’ostello alle 7:15 e percorriamo fino in fondo la Calle Mayor.

Attraversiamo quindi il bel ponte romanico “con le scarpe ai piedi” e non scalzi come per tradizione facevano nel passato i pellegrini, quando andavano via da Puente la Reina.

Prima di allontanarci definitivamente guardo indietro per osservare un’ultima volta l’incantevole ponte.

Dopo un’ora di cammino sono a Mañeru e senza fermarmi do uno sguardo esternamente alla Parroquia de San Pedro Apóstol, un edificio in stile neoclassico risalente al XVIII secolo.

 

Attraversando la maggior parte delle piccole località toccate dal Cammino di Santiago mi sorprende sempre il fatto di non vedere anima viva in giro.

Ho l’impressione che molti siano dei paesi fantasma, dove gli esseri umani si sono estinti. Intanto, però, è palese che le case non sono abbandonate e che vi abiti della gente, perché tante sono ristrutturate e gli esterni sono curati e addobbati con piante e fiori sui balconi.

Ed allora mi chiedo: – Dove stanno le persone? Cosa fanno? –

Anche se tutti vanno a lavorare, probabilmente nei campi, ci deve essere qualcuno che resti a casa per le faccende domestiche, che esca per fare la spesa, che apra le finestre per cambiare aria; devono esserci degli anziani che non lavorano più e dei bambini che giocano in strada.

– Ed invece, niente! –

Non si vede nessuno nemmeno nel tardo pomeriggio, quando ormai non è più l’ora per stare al lavoro.

– Probabilmente sono troppo cittadino e non immagino come possa svolgersi la vita in questi paesi rurali. –

 

***

Quest’oggi il tempo è benevolo con noi pellegrini: non piove e il cielo è poco nuvoloso anche se la temperatura rimane bassa e devo ancora indossare la felpa e la giacca a vento.

 

Il territorio, morfologicamente composto da dolci rilievi, è ancora contraddistinto da ampie distese di grano. Di tanto in tanto, si cominciano a vedere anche dei vigneti: un’anticipazione della peculiarità ambientale della Rioja, la provincia ormai prossima che il Cammino attraversa subito dopo la Navarra.

 

Cirauqui. Vista panoramica mentre si arriva nel piccolo paese
Cirauqui. Vista panoramica mentre si arriva nel piccolo paese

Intorno alle nove sono a Cirauqui, paesino medievale adagiato su un poggio.

Il suo centro è impreziosito dalla iglesia de San Román del XIII secolo, caratterizzata dal portale d’ingresso a rara forma ogivale con lobi ripetuti.

 

Superato Cirauqui, per un breve tratto, proseguo su una antica strada romana, di cui è ancora presente la pavimentazione, e subito dopo attraverso un ponte, anch’esso d’epoca romana.

Una freccia indicatoria evidenzia che, da questo punto, mancano 676 chilometri a Santiago de Compostela; allo stesso tempo, questa informazione, mi fa capire che fin qui ho percorso poco più di 100 chilometri.

Incontro Anna, la fantastica signora francese che parla solo francese.

Tentiamo di dialogare un po’ ma, non riuscendo a capirci molto, alla fine risolviamo con grandi sorrisi, abbracci e una foto insieme per suggellare la nostra amicizia.

Proseguo quindi salutandola e augurandole – Buen camino! –

 

Cirauqui. Iglesia de San Román
Cirauqui. Iglesia de San Román

Cirauqui. Il raro portale della iglesia de San Román
Cirauqui. Il raro portale della iglesia de San Román

“Buen camino” è l’augurio universalmente conosciuto da tutti coloro che percorrono la via che porta a Santiago de Compostela.

Che siano di Taiwan, del Sudamerica o di qualsiasi altro angolo del pianeta, tutti imparano e ripetono il saluto dei pellegrini.

E poi, anche se con meno frequenza, ci sono altre due parole che si sentono lungo il Cammino, utilizzate dai pellegrini nell’antichità e derivate dal latino: “Ultreya” (più avanti) e “Suseya” (verso l’alto).

Così, quando nel passato un viandante domandava – Dove sei diretto, pellegrino? – l’altro rispondeva – Ultreya. – (vado avanti) e la replica del primo era – Suseya! – (Andrai in alto, con la protezione di Dio).

 

***

Alle undici passo da Lorca, altro paesino con al centro una bella chiesa medievale: la iglesia de San Salvador.

Proseguo senza fermarmi.

Il paesaggio è ancora caratterizzato dal verde intenso dei campi di grano, costellato a tratti dal giallo dei fiorellini di colza e dal rosso dei papaveri.

Quest’ultimi, onnipresenti ai bordi dei sentieri di quasi tutto il Cammino, sono la mia passione. Vederli mi infonde un senso di tranquillità e di lentezza, proprio come il lungo viaggio che sto vivendo.

 

Verso Estella. Il Cammino attraversa ancora vasti campi di grano
Verso Estella. Il Cammino attraversa ancora vasti campi di grano

Cammino per un’altra ora abbondante e, intorno alle dodici e un quarto, dopo aver attraversato il ponte romano sul fiume Irantzu, giungo a Villatuerta.

Il paese merita una fermata soprattutto per visitare la gotica iglesia de la Asunción. Il suo aspetto imponente, che ricorda una fortezza più che un edificio religioso, risalta ancor di più essendo posizionata al centro di un’ampia piazza.

È aperta e così ne approfitto per visitarla. All’interno si sta svolgendo la messa e per non disturbare, e anche per riposare un po’, mi accomodo su una delle ultime panche da dove ho una visione totale della chiesa. Tra le scene a tema religioso raffigurate nel bel retablo di epoca romana, risalta all’attenzione la rappresentazione di una battaglia contro i mori.

 

Estella. Vista sulla cittadina con la iglesia de San Miguel
Estella. Vista dal Convento de Santo Domingo sulla cittadina con in primo piano la Iglesia de San Miguel

Sono le 13:30 mentre giungo a Estella, la meta che segna la fine della tappa odierna.

Giungendo in paese, sulla strada del Cammino, ancor prima di arrivare in centro, s’incontra la iglesia del Santo Sepulcro, costruita in stile romanico nel XIII secolo.

 

Mi fermo all’Albergue Municipal de Peregrinos, dove pago appena 6 Euro per l’alloggio.

Questa volta, così come mi sono ripromesso di fare d’ora in avanti, non ho prenotato ed ho trovato posto senza problemi.

Devo comunque sottolineare che la prenotazione è accettata solo dagli ostelli privati e mai da quelli municipali.

 

Il percorso odierno è stato molto bello e allo stesso tempo anche facile da compiere, visto che il territorio attraversato non presenta pendenze significative.

La piacevolezza del cammino di oggi è dovuta anche al bel tempo che mi ha accompagnato e alla buona risposta che il mio fisico continua a darmi: a parte la normale stanchezza a fine tappa per i chilometri percorsi, per il resto non lamento alcun malanno.

 

Molti dei pellegrini che incontro accusano problemi vari, tra cui vesciche e tendiniti che sono molto comuni.

Si vedono fasce elastiche posizionate in varie parti del corpo: ginocchia, caviglie, cosce e, a volte, anche spalle. E poi ci sono questi nuovi cerotti colorati a striscia larga che sono molto usati dagli sportivi e che si vedono spesso applicati anche sui viandanti del Cammino.

I pellegrini dei tempi passati, certo non avevano gli ausili che oggi abbiamo a nostra disposizione.

Già a cominciare dalle scarpe, gli antichi non portavano calzature tecniche ma camminavano con esili sandali in cuoio e fasciavano i piedi con delle pezze, così come si vede nelle rappresentazioni, sia pittoriche sia monumentali, dei camminatori del passato.

 

***

Estella è nata intorno alla metà del 1200, grazie ai pellegrini che passavano da queste parti per raggiungere Santiago de Compostela. Il continuo flusso di genti favorì lo sviluppo delle attività commerciali e di conseguenza anche dell’agglomerato abitativo.

 

Nel pomeriggio, insieme a Paolo il bergamasco, vado in giro per visitare il centro storico della cittadina.

Dalla calle San Nicolás una larga e lunga scalinata esterna porta fino alla medievale iglesia de San Pedro de la Rúa; il portale d’ingresso è caratterizzato dalla particolare forma ogivale con lobi ripetuti, uno degli unici tre che si vedono lungo tutto il Cammino. L’interno della chiesa è composto da tre navate e presenta un imponente retablo in stile rococò. A fianco c’è un bel chiostro romanico a pianta quadrata.

A seguire vediamo la iglesia Santa Maria Jus del Castillo che, dopo un restauro, è stata trasformata in Centro d’interpretazione del romanico e del Cammino di Santiago.

Ci rechiamo quindi al puente de la Cárcel sul río Ega, conosciuto anche come puente Picudo (a becco), per la sua particolarissima forma a punta.

Per concludere il nostro giro turistico vediamo dall’esterno il convento de Santo Domingo che oggi ospita una residenza per anziani.

 

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A cena vado col solito gruppo di connazionali, a cui stasera si aggiunge anche Paolo.

Scegliamo un ristorante italiano, anche se di solito quando sono all’estero evito i posti che propongono la cucina del nostro paese; il locale si chiama Il Colosseo e, guarda un po’, è di proprietà di un romano.

Anche qui non manca il “menù del pellegrino” e da questo scelgo una zuppa di ceci, della carne con patate e della frutta. Il tutto a 10 euro, vino compreso.

Alla fine la scelta del ristorante italiano non mi è dispiaciuta e sono rimasto soddisfatto delle pietanze che ho mangiato.

Concludo la giornata facendo quattro chiacchiere con gli amici spagnoli e alle ventitré vado a letto.

© Aldo Lardizzone 2020 Licenza Creative Commons CREATIVE COMMONS

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