Passo dopo passo sul Cammino di Santiago
Da León a San Martín del Camino
31 maggio 2018
Tappa 21 – Km. 25
Gli stanzoni dell’Albergue Santa Maria de Carbajal di León si animano ancor prima dell’alba.
Con la luce ancora spenta, per non disturbare chi vuol dormire un altro poco, i pellegrini più mattutini svolgono a memoria, e anche a tentoni, le consuete azioni per prepararsi a una nuova giornata di cammino.
Ricomporre lo zaino al buio richiede un grande impegno logistico per rimettere dentro, incastrandole per bene, tutte le cose sparse in giro; allo stesso tempo, la chiusura del bagaglio è per me un motivo di apprensione avendo sempre il timore di dimenticare qualcosa.
– Quel poco che ho con me è unico e indispensabile! –
Nella mensa dell’ostello i volontari preparano con accuratezza la tavola per la colazione, imbandendola con abbondanti porzioni di poche e semplici cose da mangiare: oltre al tè e al caffè, c’è del pane, del burro e della marmellata.
Un po’ per la fretta di partire e un po’ per lasciare il posto ad altri, chi fa colazione si avvicenda al desco senza trattenersi più del necessario; alla fine ognuno sparecchia e pulisce quel che ha utilizzato.
Gli “hospitaleros” non fanno mancare a noi pellegrini il loro amorevole accudimento, accompagnando col sorriso ogni loro azione.
In ostello, per l’ospitalità si pagano solo 5 Euro, mentre per la colazione, che è libera, si può ringraziare con un donativo a propria discrezione. Anche qui c’è una cassettina dove anonimamente si mette il denaro che si vuol lasciare.
Alle 6:40, insieme a Rocco, comincio la tappa odierna che si concluderà a San Martín del Camino.
Prima di andar via, deposito il mio zaino in un preciso angolo nell’ingresso dell’ostello, lasciandolo insieme a tanti altri.
Vi ho attaccato sopra una busta contenente 5 Euro e sul dorso della stessa ho scritto i miei dati e l’indirizzo dell’alloggio dove mi fermerò questa sera.
Più tardi, il corriere che si occupa dello specifico servizio, verrà a ritirare gli zaini e lì porterà nei luoghi indicati su ciascuno di essi.
Da quest’oggi, e per un po’ di giorni, camminerò senza lo zaino sulle spalle; voglio provare questo nuovo stratagemma al fine di caricare meno peso sulle gambe durante il percorso.
I dolori agli stinchi che mi tormentano da diversi giorni non mi lasciano in pace, anche se la nuova cura del ghiaccio, che ho cominciato ieri, pare che mi abbia dato qualche beneficio.
Nel pomeriggio di ieri ho comperato uno zainetto leggero che mi sarà utile per portare le cibarie e quel poco che mi può servire nel corso della giornata.
Sono partito da casa con lo zaino che pesava poco meno di otto chili; a questi, inevitabilmente, durante il Cammino se ne aggiungono all’incirca altri due, dovuti all’acqua e al cibo.
Comporre lo zaino richiede uno studio molto accurato perché è indispensabile portarsi dietro solo lo stretto necessario, ponderando in base al peso ogni cosa che si mette dentro.
Per fare un esempio, il giorno prima di partire ho acquistato un nuovo sacco a pelo, meno pesante di duecento grammi rispetto a quello che già possedevo.
Inoltre, fino all’ultimo momento, sono stato indeciso se portare o meno la guida, che pesa trecento grammi. Alla fine l’ho lasciata a casa, però prima ne ho fotografato ogni pagina con lo smartphone.
I pellegrini che durante il Cammino si rendono conto di aver portato uno zaino troppo pesante, pieno di tante cose inutili, possono rimediare alla loro “leggerezza” facendo un bel pacco da spedire a casa.
Così ha fatto l’amico Rocco quando è giunto a Burgos; però, nel suo caso specifico, c’è da dire che si è liberato di tante cose utili e di averne trattenute altre poco necessarie. Ma questo è un altro discorso!
Grazie al servizio postale spagnolo, si possono anche spedire a sé stessi pacchi con destinazione Santiago de Compostela dove, in attesa di essere ritirati dai destinatari (nonché mittenti), vengono custoditi fino a circa due settimane.
Sono partito con uno zaino di 40 litri dove dentro ho messo: 3 t-shirt; 1 maglietta maniche lunghe; 3 slip; 3 paia di calzini; 2 pantaloni leggeri, con cerniere a metà gamba; 1 calzamaglia; 1 pantaloncino corto; 1 felpa non troppo pesante; 1 giacca a vento; 1 scalda collo; 1 cappello per il sole; 1 paio di infradito; 1 poncho; 1 paio di ghette; 1 K-way antivento; 1 costume da bagno; 1 ombrellino; 1 marsupio; 1 sacco a pelo leggero; 1 federa; 1 telo da bagno e 1 asciugamano piccolo, entrambi in microfibra; 1 torcia frontale; 1 spazzolino da denti; 1 dentifricio mini; 1 sapone di Marsiglia.
Altre minuterie utili: 3 mollette; 1 nastro per imballaggio; 1 filo per stendere; 1 set di ago e filo; 5 spille da balia; 2 lucchetti; 1 crema solare; 1 rotolo di carta igienica; 1 pacco di fazzolettini imbevuti.
Oltre a tutto questo, ho portato anche una piccola farmacia da viaggio, contenente il necessario per il primo soccorso: salviettine disinfettanti; garze; cerotti; aspirine; pomata per punture di insetti; antinfiammatorio; antidolorifico; cortisone; vasellina; collirio; 10 gel energizzanti a base di Maltodestrine.
Ho dimenticato di portare solo gli integratori di magnesio e potassio che suggerisco di aggiungere alla lista.
Il consiglio diffuso è che lo zaino deve pesare il dieci percento del peso corporeo di chi lo porta; quindi nel mio caso, sarebbe dovuto essere al massimo di sette chili.
Quando ho saputo questa informazione, considerando che sono uno che va dall’altro lato del mondo con il solo bagaglio a mano, ho pensato che non avrei avuto problemi a stare dentro questo limite.
– Invece, no! –
Nel momento in cui ho composto lo zaino, con tutto quel che ritenevo necessario, mi sono reso conto che sforavo di parecchio il peso consigliato.
Dopo aver fatto un’ulteriore cernita delle cose che avevo messo dentro, ponderando il tutto con il bilancino alla mano, sono arrivato a otto chili scarsi, e meno di così non sono riuscito a fare.
***
La tappa di quest’oggi non presenta particolari difficoltà, si svolge in piano e i chilometri da compiere rientrano nella media giornaliera.
Per uscire da León procediamo in direzione ovest, attraversando buona parte del reticolo urbano.
Mi fermo qualche minuto nell’enorme plaza de San Marcos, osservando l’imponente facciata scolpita dell’omonimo monastero.
Al suo interno la catena alberghiera spagnola Paradores, che offre soggiorni in hotel di lusso, ha realizzato uno dei più straordinari alberghi monumentali del vecchio continente.
La costruzione del monastero iniziò nel XVI secolo con l’obiettivo di ospitare la sede principale dell’Ordine militare di Santiago.
Del suo interno, che non visito per ovvie ragioni, ho notizie che sia un bellissimo museo con sale maestose, un ampio chiostro, una spettacolare sala capitolare, camere spaziose ed eleganti e una magnifica biblioteca.
Ai nostri giorni il monastero ospita turisti danarosi, invece nel corso dei secoli passati i frati che vi risiedevano accoglievano i viandanti che transitavano da León per raggiungere Santiago de Compostela, curandone i corpi malridotti.
Proprio a questi camminatori del passato è dedicato il monumento che si trova nella piazza e che rappresenta un pellegrino che riposa sfinito, dopo tanto camminare. Le pezze ai piedi del soggetto riprodotto e i suoi esili sandali, evidenziano come nell’antichità il Cammino fosse un’esperienza ben più dura rispetto al presente, senza i robusti scarponi dei nostri giorni e i tanti altri ausili a disposizione del pellegrino moderno.
Appena dopo la piazza attraversiamo l’antico ponte in pietra ad arcate irregolari che scavalca il río Bernesga. Sebbene sia noto come “ponte romano”, di quell’epoca rimane ben poco: dopo varie distruzioni e ricostruzioni, la struttura che vediamo oggi risale al XVIII secolo.
L’attraversamento della zona industriale segna l’uscita da León.
Dopo poco più di un chilometro giungiamo a La Virgen del Camino, il primo paesino che s’incontra subito dopo la grande città.
Molti pellegrini, per saltare la poco affascinante periferia di León prendono un bus che porta fin qui partendo dal centro della città.
A La Virgen del Camino, ci fermiamo per fare una seconda colazione.
Nel contempo, diamo uno sguardo al santuario sorto negli anni Sessanta in devozione alla Madonna che, secondo i racconti tramandati, nel 1505 è apparsa a un pastore (o forse a un parroco).
L’attuale edificio religioso, a forma di parallelepipedo a sviluppo orizzontale, è stato innalzato al posto di un eremo del XVI secolo; personalmente trovo che la moderna costruzione sia davvero brutta, tanto da non documentarla nemmeno con una sola foto.
Intorno alle nove riprendiamo il Cammino.
Lasciato presto alle nostre spalle l’anonimo paesino, un bivio ci impone di scegliere tra due percorsi alternativi, che si ricongiungeranno a Hospital de Órbigo.
Quello che porta a far tappa a Villar de Mazarife passa da zone più rurali, garantendo pace e tranquillità.
L’altro percorso, invece, è quello originale del Cammino francese: è meno lungo e si svolge a più stretto contatto con le vie trafficate dai mezzi a motore.
Per una questione logistica, determinata dalla ripartizione dei chilometri da percorrere oggi e domani, scegliamo a malincuore questa seconda alternativa.
In questo modo, allungando di poco la tappa odierna, quella che viene dopo sarà di appena ventitré chilometri, anziché di trentuno.
Sopra le nostre teste il cielo è abbastanza libero e l’azzurro è chiazzato di innocue nuvole a pecorella.
Il “mostro cattivo”, invece, lo possiamo scorgere all’orizzonte, proprio nella direzione in cui ci stiamo dirigendo: un minaccioso nuvolone nero pare aspettare proprio noi, poveri e indifesi pellegrini, per colpirci con violenti scrosci d’acqua.
Il percorso non mi dà particolari emozioni; spesso fiancheggia la strada asfaltata e qualche volta, addirittura, diventa un tutt’uno con questa.
Gli unici guizzi di entusiasmo che durante il cammino mi destano dal torpore sono dovuti ai nidi con le cicogne che, con una certa frequenza, vedo sui campanili delle chiese.
Anche il tempo si è messo al brutto; contrariamente però alle premesse ci risparmia la pioggia.
La temperatura è bassa e pur essendo accettabile, m’impone ancora di indossare la felpa e il giubbotto antivento.
Percorrendo la via centrale che attraversa San Miguel del Camino ci saluta un contadino intento a lavorare il suo orticello. Sul muretto che separa il piccolo appezzamento dalla strada pubblica, ha disposto dei canestrelli con biscotti, patatine e arachidi che ci invita a prendere a nostro piacere.
Inoltre, ha collocato sul marciapiede un tavolinetto con sopra il proprio timbro del Cammino di Santiago, tenuto lì a disposizione di quanti lo vogliono imprimere sulla Credenziale.
Per i pellegrini che hanno la necessità di fare una pausa, il contadino ha disposto anche una panchina per riposare e riprendere fiato.
Sono quasi le dodici e trenta mentre passiamo da Villadangos del Páramo; da qui, mancano ancora quattro chilometri prima di concludere la tappa.
I dolori agli stinchi si stanno facendo risentire, portandomi a rallentare il passo. Rocco mi ha distaccato ed è andato avanti, mentre io procedo da solo con molta fatica.
– Non vedo l’ora di arrivare! –
Allevia un poco la mia sofferenza e mi da la forza di non mollare, leggere sul muro di una casa che mancano 298 chilometri a Santiago de Compostela.
La prima volta che ho visto un’indicazione del genere i chilometri segnati erano più di settecento, adesso invece la prima cifra è diventata un “2” e provo molta soddisfazione per quanto ho fatto fino a oggi.
Alle 13:30 arrivo a San Martín del Camino e mi fermo all’Albergue municipal: un ostello spartano ma pulito, con una settantina di posti letto distribuiti in diverse camerate.
Il prezzo dell’alloggio è di appena 5 Euro.
Rocco è già arrivato da un pezzo e ancora una volta ha avuto la premura di prendere un posto per me.
Anche l’esperimento dell’invio dello zaino è andato a buon fine e in ostello ritrovo il mio bagaglio tra quelli consegnati dal corriere.
Sono giunto a destinazione dolorante e prima di ogni cosa ho bisogno di dare un po’ di sollievo alle mie gambe.
Immediatamente dopo l’accettazione, chiedo del ghiaccio allo “hospitalero” e mi metto seduto con le gambe distese, appoggiando i piedi su una seconda sedia. Pongo quindi sugli stinchi due sacchetti pieni di cubetti di ghiaccio e rimango così per un bel po’ di tempo.
Anche stavolta sento che il freddo mi dà sollievo.
Dopo la terapia del ghiaccio mi distendo un’oretta sulla cuccetta e infine, per concludere la fase di relax del dopo tappa, faccio una bella doccia.
Il riposo e tutto il resto hanno giovato alle mie condizioni fisiche facendomi sentire meglio.
Ritrovate un po’ le forze, ne approfitto per fare un breve giro alla scoperta del centro abitato.
Con me e Rocco c’è anche una nuova amica, appena conosciuta in ostello, con la quale faremo molte tappe insieme, fino a Santiago de Compostela.
Il suo nome è Giulia ed è una giovane e solare dottoressa bresciana specializzata nel far nascere i bambini.
Tra le tante specializzazioni di Medicina, trovo che la sua sia tra le più belle perché interviene nel momento più felice dell’intero arco della vita umana.
Non avendo molti giorni di ferie, Giulia ha cominciato il suo Cammino da León e oggi ha compiuto la prima tappa.
***
San Martín del Camino è un piccolissimo paese desolato, senza alcuna attrattiva.
L’ambiente sonnacchioso, in questo pomeriggio di fine maggio, è reso ancora più malinconico dal cielo cupo e piovigginoso.
In paese non c’è proprio nulla da fare e da vedere e così, dopo aver acquistato qualcosa in un piccolo emporio a conduzione familiare, ritorniamo in ostello.
Passiamo il resto del pomeriggio nella sala comune, accompagnando chiacchiere e letture con una tazza di tè.
Io ne approfitto per fare un’altra applicazione di ghiaccio alle gambe.
Per cenare andiamo in un bar-ristorante che si trova vicino all’ostello.
Dal “menù del pellegrino”, come primo piatto, ci viene consigliato un riso alla cubana. Visto che il gestore del locale è originario proprio dell’isola caraibica, accettiamo la proposta senza troppe esitazioni.
In realtà il piatto è piuttosto deludente perché è composto da riso in bianco con sopra della salsa di pomodoro e sopra ancora un vistoso uovo fritto.
Ci rifacciamo col secondo prendendo il “lomo”, carne di manzo tagliata a striscioline e saltata in padella assieme a cipolle e peperoni.
Concludiamo con il “flan de leche”, un dolce al cucchiaio di origine cubana simile alla crème caramel, molto diffuso in Sudamerica.
© Aldo Lardizzone 2020 | CREATIVE COMMONS |