Passo dopo passo sul Cammino di Santiago 

Da Nájera a Santo Domingo de la Calzada

19 maggio 2018
Tappa 9 – Km. 21

Nájera. Indicazione sulla via del Cammino
Nájera. Indicazione sulla via del Cammino

 

 

Nel grande e unico stanzone dell’ostello comunale di Nájera c’è movimento sin dalla “madrugada” (termine spagnolo che indica le ore che precedono “el amanecer”, ovvero il sorgere del sole).

Il vero pellegrino inizia la sua giornata di cammino quando è ancora buio e per seguire il sentiero deve farsi luce con la torcia elettrica.

 

Nonostante il grande numero di pellegrini alloggiati nello stesso ambiente, la nottata è trascorsa senza troppi rumori molesti. Nel cuore della notte la cuccetta accanto alla mia si è liberata e chi la occupava ha traslocato da qualche altra parte; non ho indagato su questo fatto e non so dire quale sia stato il motivo, anche se è facile immaginarlo.

 

Oggi comincio il mio cammino alle 6:30.

Al termine della giornata raggiungerò Santo Domingo de la Calzada, ritenuta la località di maggiore interesse della Rioja.

Il percorso che mi porterà fin lì non è particolarmente impegnativo: il dislivello è irrisorio e anche la lunghezza, poco meno di ventuno chilometri, è al di sotto della media giornaliera.

L’unica difficoltà è rappresentata dal fatto che la tappa si svolge per intero in un ambiente senza zone d’ombra; per fortuna quest’oggi ci sono diverse nuvole e quindi non dovrei avere il problema di cuocere sotto il sole durante il cammino. La temperatura continua a mantenersi piuttosto bassa.

 

Uscendo da Nájera, il percorso s’inerpica senza grossi strappi sullo spuntone roccioso che sovrasta il paese: il rosso della roccia e il verde della vegetazione sono i colori predominanti del paesaggio.

Presto la pendenza diventa pianura e si rivedono i vigneti che, di tanto in tanto, lasciano spazio a qualche campo di grano.

Poco prima delle otto sono ad Azofra, unico paesino intermedio lungo questa tappa. Faccio qui una breve sosta per mangiare qualcosa e per fare rifornimento d’acqua, visto che dopo non incontrerò quasi più nulla.

La maggiore attrattiva di Azofra, situata su un piccolo poggio, è la iglesia de Nuestra Señora de los Ángeles che risale al XVIII secolo.

Si tratta dell’ennesima chiesa che vedo e, come tutte le altre già incontrate, non perdo l’occasione per fotografarla.

 

Il più delle volte, nei piccoli paesi la chiesa è l’unica costruzione storica d’interesse. Pertanto, per avere un ricordo di queste località, l’unico elemento caratterizzante che posso fotografare è proprio l’edificio sacro.

Così facendo, al termine del mio pellegrinaggio, avrò una collezione completa di tutte le chiese che si trovano lungo il Cammino di Santiago.

 

Il Cammino dopo Azofra
Il Cammino dopo Azofra

Dopo Azofra avanzo per quasi due ore senza incontrare null’altro.

Mentre percorro il sentiero sterrato vedo intorno a me solo campi verdi e dolci colline a perdita d’occhio.

Assorto nei miei pensieri, a farmi compagnia è la mia ombra. Come sempre è costantemente davanti a me e puntando decisa verso ovest mi rassicura indicandomi che la direzione che seguo è quella giusta.

Ho perso di vista Rocco e Dante e adesso non so bene se sono andati avanti o sono rimasti indietro; questo però non è un problema perché prima o poi ci rivedremo da qualche parte. Male che vada a fine tappa.

 

Ormai, per noi tre, è diventata una consuetudine organizzare insieme le giornate, senza però compromettere la libertà di vivere il Cammino secondo i nostri ritmi e i nostri interessi.

Il più delle volte sono io che rimango indietro: mi fermo spesso per fotografare oppure seguo delle piccole deviazioni per vedere dei luoghi d’interesse.

Oggi c’è l’idea di allungare la tappa fino a Grañón, piccolo paese situato a sei chilometri da Santo Domingo de la Calzada. Per adesso questa è solo un’ipotesi e decideremo più avanti se apporteremo o meno questa variazione al programma odierno.

 

L’interesse per Grañón scaturisce dalla speciale accoglienza che il parroco, Jesús García, della iglesia de San Juan Bautista, riserva ai pellegrini che si fermano a dormire nel piccolo rifugio parrocchiale.

In un’atmosfera di pace e armonia si cena tutt’assieme e a fine serata c’è un momento di condivisione.

Per dormire si alloggia nel campanile millenario dove ci sono circa quaranta posti letto. Questo numero non è fisso e può aumentare senza limite perché nessuno viene lasciato fuori e uno spazio si riesce sempre a recuperarlo; se serve, anche la stessa chiesa può essere utilizzata allo scopo.

Al mattino è prevista la colazione e anche questa viene consumata in condivisione tra tutti i pellegrini.

Andando via si lascia a propria discrezione un “donativo”, mettendo il denaro direttamente in cassettina.

 

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Dopo circa otto chilometri percorsi nel nulla, in uno spiazzo a lato del sentiero, c’è un banchettino organizzato da un giovane uomo. A disposizione dei pellegrini ci sono acqua, caffè e frutta e oltre ai beni di conforto ci sono anche piccoli oggetti con i simboli del Cammino di Santiago, come spillette, conchiglie e altro.

Si può prendere quel che si vuole e in cambio, anche qui, si ringrazia con un “donativo”.

 

Il “donativo” è una libera offerta in denaro calcolata in modo personale da ciascun pellegrino.

La formula viene spesso attuata lungo il Cammino sia da persone che offrono sostegno ai viandanti sia da alcuni ostelli municipali.

In questi casi le persone che mantengono tali attività sono dei volontari e bisogna considerare che hanno dei costi da sostenere; pertanto chi usufruisce dei loro servizi decide liberamente un adeguato importo da lasciare, garantendo in questo modo a chi passerà successivamente di trovare lo stesso servizio.

 

Cirueña
Cirueña

Il Cammino dopo Cirueña
Il Cammino dopo Cirueña

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Intorno alle dieci e mezza attraverso Cirueña, un piccolo centro poco significativo che attrae turisti per un moderno campo da golf e non certo per il pellegrinaggio; nonostante ciò, lungo le vie del paesino non mancano i simboli del Cammino: conchiglie e viandanti del passato sono riprodotti in moderne installazioni in ferro di grandi dimensioni.

 

Dopo Cirueña mancano ancora sei chilometri prima di arrivare a Santo Domingo de la Calzada.

Trovo molto suggestivo il paesaggio che sto attraversando.

Il sentiero sterrato che percorro, dritto come una riga da disegno, passa in mezzo a estese coltivazioni di cereali. Le diverse tonalità di verde, tra un campo e l’altro, di tanto in tanto lasciano spazio ad ampie macchie di giallo date dai fiorellini della colza.

Il colpo d’occhio, che spazia a centottanta gradi, mi dà l’impressione di osservare il territorio da un aereo e non da terra.

Mancano pochi chilometri prima di raggiungere Santo Domingo de la Calzada. Ritrovo Rocco e con lui c’è anche Dante, l’uomo con lo zaino sul carrellino che trascina a mano. Da qui proseguiamo insieme e mentre camminiamo valutiamo nuovamente la possibilità di allungare la tappa di oggi fino a Grañón.

 

Intorno a mezzogiorno eccoci a Santo Domingo de la Calzada.

Una freccia direzionale posta davanti a un negozio indica che mancano 562 chilometri a Santiago.

 

Raggiunta la piazza con la cattedrale ci mettiamo a sedere su uno scalino e facciamo lo spuntino di metà giornata.

Dopo essere stati fermi una buona mezz’ora ci viene meno la voglia di rimetterci in cammino e di fare i sei chilometri che mancano per arrivare a Grañón.

– Succede così quando ci si ferma troppo a lungo: dopo è dura riprendere a camminare! –

Tra l’altro l’ostello è a pochi passi dalla piazza e ne sentiamo forte il richiamo; tanto forte, quanto lo è stato per Ulisse quello delle sirene, con la differenza che noi non siamo legati ad alcun albero e siamo liberi di concludere qui la nostra odierna “Odissea”.

 

Santo Domingo de la Calzada. La cattedrale
Santo Domingo de la Calzada. La cattedrale

Santo Domingo de la Calzada. Il gallinaio all'interno della cattedrale
Santo Domingo de la Calzada. Il gallinaio all'interno della cattedrale

Dopo esserci sistemati nell’Albergue Cofradía del santo, nel pomeriggio andiamo a visitare l’interessante centro storico di Santo Domingo de la Calzada.

Cominciamo col vedere la cattedrale dove a noi pellegrini è riservato un biglietto d’ingresso scontato, al prezzo di 4 Euro.

La costruzione della chiesa a tre navate è romanico-gotica, ed è stata fondata nel XII secolo, con varie aggiunte in epoche successive.

La facciata esterna principale presenta archi semicircolari, oculi rotondi e tre nicchie contenenti una statua ciascuna; la scultura al centro del trittico rappresenta il Santo a cui è dedicata la chiesa e anche il paese.

Imponente il retablo dell’altare maggiore, realizzato in alabastro e noce.

Nel transetto destro c’è la tomba di santo Domingo eremita, con la relativa statua.

Interessanti anche le tante cappelle, riccamente decorate, presenti all’interno della chiesa.

Ma la particolarità, unica al mondo, che attira maggiormente l’attenzione dei visitatori è la presenza all’interno della cattedrale di un “gallinaio”; praticamente si tratta di una gabbia contenente due polli vivi che ogni due settimane vengono rimpiazzati.

 

La loro presenza nella chiesa deriva da una leggenda. Questa racconta di un ragazzo condannato a morte che sopravvisse all’impiccagione grazie al miracolo di santo Domingo o di san Giacomo, a seconda delle versioni.

Al magistrato che aveva punito il giovane con la pena capitale, la prodigiosa notizia gli fu riferita mentre stava seduto a tavola per il pranzo.

Sentendo la novità, l’uomo di legge si fece allora una grassa risata, affermando che il condannato era morto come i due polli arrostiti che aveva nel piatto. Non appena però finì l’esclamazione i polli riacquistarono la vita, e anche il loro aspetto, e si misero a cantare.

 

Per concludere la visita vediamo un piccolo museo annesso alla chiesa.

A seguire visitiamo la torre della cattedrale, staccata da questa e posta in un altro lato della stessa piazza.

Accediamo al campanile salendo a piedi ben 132 scalini.

Da sopra, il panorama non è particolarmente interessante, anche se la vista dall’alto a trecentosessanta gradi dà sempre una certa emozione.

 

A posteriori, devo dire che Santo Domingo de la Calzada merita una visita lunga e approfondita e non veloce e superficiale, come sarebbe stata se avessimo deciso di andare a dormire a Grañón.

 

Dopo aver nutrito la cultura adesso pensiamo all’alimentazione del corpo; andiamo quindi a fare la spesa per la cena che stasera prepareremo in ostello.

Stavolta compriamo qualcosa di semplice per non passare molto tempo a cucinare: insalata già pronta, del petto di pollo, birre e come gratificazione finale un buon gelato “confezionato”.

 

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Dopo essere stato al supermercato, vado a fare un aperitivo con Paolo il bergamasco.

Ci rechiamo allora nella plaza de España, la piazza principale della cittadina ubicata alle spalle della cattedrale, sulla quale si affaccia il settecentesco palazzo del municipio.

Ci sediamo ai tavolini posti all’esterno di un bar e con noi ci sono anche due belle francesi che stanno percorrendo insieme il Cammino di Santiago.

La particolarità del duo è che sono mamma e figlia: fantastica la madre che non sta un passo dietro alla figlia, non solo nel camminare ma in tutto quello che fanno.

Accompagniamo le birre con le solite quattro chiacchiere, utilizzando un linguaggio misto: francese, inglese, italiano.

Dopo un po’ si uniscono a noi anche due pellegrini spagnoli, che personalmente non conosco ma che sono amici delle due donne. Così alla multilingua che stiamo già parlando aggiungiamo anche lo spagnolo.

– Il Cammino è così! Un intreccio di relazioni e conoscenze che si moltiplicano in continuazione, anche in modo esponenziale. –

 

Nel frattempo Rocco e Dante, che mi aspettano per cenare e non hanno avuto più mie notizie, fiduciosi che prima o poi arriverò cominciano a preparare; così, quando finalmente mi presento in ostello, trovo tutto pronto e non mi resta altro da fare che sedermi a tavola e mangiare.

© Aldo Lardizzone 2020 Licenza Creative Commons CREATIVE COMMONS